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Una regia colta e netta erige un emozionante monumento filmico a cui ci si abbandona con trasporto, con totale devozione di spettatore, con l’animo trasognato di chi sa di presenziare ad una grande opera dell’ingegno umano. Questo film di Hooper è esattamente così: emoziona attraverso un piccolo movimento della Storia, una lieve imperfezione che portò un’intera nazione a ricompattarsi davanti allo spettro incombente della Germania nazista. La vicenda narrata è quella di Bertie, secondogenito del Re d’Inghilterra Giorgio V, e duca di York. L’uomo per un difetto logopedico congenito fatica a ritagliarsi un’immagine pubblica e vive all’ombra del fratello, destinato a divenire re. Ma l’amore della moglie e l’eccezionale maestria di un logopedista australiano ridaranno una speranza all’uomo che succederà al padre sul trono con il nome di Giorgio VI (padre della futura regina Elisabetta II). Bertie, grazie ad una straordinaria forza di volontà unita agli insegnamenti del logopedista, terrà un discorso entusiasmante alla nazione sull’orlo del baratro della seconda guerra mondiale, un monologo capace di rinsaldare un intero popolo dietro il vessillo del proprio Re. Un’opera che gioca con sagacia sull’unione di Logos e Pathos, sulla dicotomia tra detto e non detto, sul potere indicibile della comunicazione, su un episodio marginale che ha fatto la storia di un Paese.

Titolo originale: The King’s Speech

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  1. Lucy 11 Gennaio 2021

    Ho amato questo film per la sua fragilità. Infatti, durante tutta la pellicola è possibile percepire l'insicurezza di Albert, tormentato dalla vergogna per il suo difetto e dalla fondamentale importanza del suo ruolo in un momento così delicato. Tuttavia, Hooper è capace di ritrarre con una forza intimamente concepita la grandezza di un sovrano.

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