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Uno splendido film vincitore del Leone d’oro a Venezia firmato da una grande regista, Agnes Varda, troppo spesso dimenticata. Il film è focalizzato sulla vita sregolata di una giovane donna iniziando dal suo tragico epilogo: il ritrovamento del cadavere della povera ragazza morta di freddo e stenti in mezzo ad un campo. La sua vita viene ripercorsa attraverso flashback seguendone i vagabondaggi. La vedremo combattere contro la diffidenza delle persone a causa del suo modo ramingo di vivere, arrabattarsi abbassandosi a fare i lavori più umili, vivere di poche cose sempre alla deriva, sempre ai margini di una società che non appare mai ostile ma diversa, aliena, inconoscibile. Fondamentalmente la gente che incontra non comprendendo il suo stile di vita fatica a trovarle un’identità. Mona è come se fosse un fantasma che attraversa le loro vite lasciando un senso di sconcerto misto a ripugnanza. La Varda è sempre interessata ad un aspetto più psicologico che narrativo nei suoi film, e anche in questo, che di fatto è il suo capolavoro, denuda le emozioni di Mona Bergeron, la sua anima vagabonda, con tenace purezza, con candida determinazione. Grande prova interpretativa di Sandrine Bonnaire che dona al film un afflato di passione e lirismo che ne fa un’opera amara e crepuscolare.

Titolo originale: Sans toit ni loi

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