Alien Covenant, impressioni a caldo
Nuova puntata di Viaggio nella Luna, domenica 14 maggio, con i primi tepori estivi che si spandono nell’aere la nostra indefessa troupe di malati di cinema è rinchiusa in un arroventato studio di registrazione per regalarvi questo nuovo sudatissimo (è il caso di dirlo) podcast sulle ultime novità della Settima Arte. Segnatamente in questa nuova puntata si è parlato di:
– Blade Runner 2049 (2017) di Denis Villeneuve
– Alice’s Restaurant (1969) di Arthur Penn
– Alien Covenant (2017) di Ridley Scott
– A Good Marriage (2014) di Peter Askin
L’incipit della puntata lo ha fornito il nuovo Trailer ufficiale di Blade Runner 2049, il sequel a firma di Denis Villeneuve, di cui favoriamo un contributo video per permettervi di apprezzarne a pieno la bellezza intrinseca:
Da qui si è snodato il discorso che accosta i principi estetici dei due film e di come Villeneuve abbia compiuto un’operazione filologicamente rispettosa del linguaggio del film di Scott. Le immagini sono potenti e iconograficamente meravigliose, e rappresentano un prodromo per un sequel da “bava alla bocca”. Attendiamo comunque con serenità l’8 di ottobre per esprimere un giudizio equilibrato e disincantato in merito (a questa affermazione fanno da contorno onomatopeici grugniti di eccitamento cinefilo da fan in attesa spasmodica di qualcosa ancora troppo lontano nel tempo).
Checco quindi ci riporta indietro di quasi cinquant’anni per parlare di Alice’s Restaurant, il film della settimana che la truppa di VnL consiglia di recuperare dall’Oblio. Seguite il Venerato Proiezionista mentre vi parla di questo gioiello dimenticato nel tempo.
Marco ci parla della sua personale visione di Alien Covenant, nuovo capitolo prequel, in uscita nelle sale di tutta Italia questa settimana, della saga iniziata nel lontano 1979 con l’opera che fece grande Ridley Scott: Alien. Il film si riallaccia direttamente alle vicende di Prometheus, anche se ne lambisce solo lateralmente la narrazione. La storia è quella di un viaggio spaziale di un gruppo di coloni, partiti dalla Terra nell’anno 2104 alla volta di un remoto pianeta che pare avere tutte le caratteristiche per ospitare la vita umana e dare inizio ad una seconda Terra. I coloni e l’equipaggio, in stato di crio-sonno, vengono bruscamente risvegliati da una tempesta di neutrini che si abbatte, nel corso del viaggio, sull’astronave USSCSS Covenant, causando 49 vittime e numerosi danni strutturali. Mentre l’equipaggio è al lavoro nel tentativo di riparare la Nave, viene intercettata una trasmissione da un vicino pianeta, che si scopre essere del tutto simile alla Terra per condizioni ambientali e geofisiche. Una spedizione viene inviata sul pianeta per investigare sulla trasmissione. Sarà l’inizio di una paurosa discesa verso dimensioni ignote abitate da creature estranee alla più fervida immaginazione o al più tenace degli incubi notturni.
Il film, senza svelare nulla sul resto della trama, possiede due grandi valori aggiunti: la fotografia, a firma di un veterano come Dariusz Wolski, che riesce a restituire in forma di filigrana luce-ombra sensazioni ed atmosfere assolutamente funzionali alla narrazione, per intenderci quello strisciante senso di alienazione che getta l’uomo in un panico quasi sussurrato dinanzi ad una creatura che non conosce e che lo insidia con ogni mezzo. Il secondo valore aggiunto dell’opera è sicuramente il montaggio del nostro connazionale Pietro Scalia, anch’egli un veterano di Hollywood, che confeziona un prodotto filologicamente pertinente con la visione di Scott donando al film un ritmo incessante e al contempo rendendo l’opera omogenea e semanticamente credibile. Si aggiunga anche l’ottima interpretazione di Fassbender, attore davvero notevole, nel portare sulla scena questo sofisticato androide dotato di una sensibilità e di un cinismo che ne caratterizzano le gesta e l’aura.
Le note positive, ahimè, finiscono qui. Il resto è davvero deludente, a cominciare dalla storia che appare farraginosa e avulsa al contesto della Saga, ma anche poco attagliata alla visione di Prometheus e alle sue cupe atmosfere gotiche. La regia di Scott è a tratti irritante, indugiando troppo a lungo in aspetti che appaiono come non allineati, quasi oggetti sfuocati messi in fretta e furia al centro del palcoscenico per essere artificialmente portati all’attenzione dello spettatore deviandolo dalla storia in sè. L’aspetto filosofico che Scott vuole introdurre con la figura di David e le sue arcane liturgie finisce per essere davvero surreale e totalmente slegato dal contesto, una mera forzatura narrativa. Le battaglie con i Neomorfi e gli Xenomorfi poi, rappresentano qualcosa di già visto, una sorta di gigantesco deja vu che incombe su tutte le due ore del film rendendo di fatto sterile ogni tentativo di ricavarne piacere estetizzante.
Infine il buon Federico Minguzzi ci parla di un film che l’ha colpito rilanciando la palla agli ascoltatori di Viaggio nella Luna, si tratta di A Good Marriage, un Thriller che fa ben sperare sulla sorte della coltivazione in Papuasia e sulla nascita di possibili eredi di Sir Alfred Hitchcock.
In studio conducono Federico Minguzzi, Marco Belemmi e Francesco Morosini.
Buon Ascolto.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.