Alla mia Piccola Sama, il capolavoro documentaristico sul conflitto in Siria
Puntata da quasi-lockdwon per i Viaggiatori Lunari che utilizzano Streamyard per registrare la diretta evitando di accedere alla Radio. Si apre con il dovuto omaggio al Gigante Scomparso: Sean Connery. Si ripercorre la carriera di quest’uomo che durante la sua vita ha seminato charme con il furore di un’ape impollinatrice.
Attraverso la disamina dei film preferiti dai ragazzi si cerca di scavare nel personaggio per arrivare all’uomo, al fulcro del talento che ha consacrato Connery all’Iconografia della Settima Arte, per sempre.
Quindi il Bedo ci parla di “Alla mia Piccola Sama”, opera sul conflitto siriano e sulla devastazione materiale e umana che una tale guerra civile ha comportato su chi l’ha vissuta in prima persona. E attraverso gli occhi di Wadi Al-Khateab ripercorriamo le tappe dell’escalation, dalle proteste studentesche del 2011 ad Aleppo fino allo scoppio della guerra con essenzialmente tre fazioni a fronteggiarsi: governativi fedeli al regime di Hassad, ribelli anti-governativi e estremisti islamici di varia natura e fazioni. Lo sguardo puro di questa ragazza ci conduce attraverso le indicibili atrocità della guerra, in mezzo a corpi dilaniati e macerie di un posto che un tempo fu bellissimo: Aleppo. Wadi e suo marito Hamzi tentano di opporsi alla distruzione allestendo un ospedale in un edificio semidistrutto. Da qui quotidianamente combattono per salvare vite. Le storie delle persone che passano attraverso le loro mani salvatrici sono l’impalcatura narrativa del film, che rimane una capitale testimonianza sopra un evento bellico altrimenti quasi oscurato in Occidente.
Fede ci parla poi della maratona dedicata a Ken Loach che sta facendo ultimamente, portando all’attenzione due titoli: “Sorry we missed you” (2019), l’ultima fatica del regista del Warwickshire, che nuovamente investe sul cinema di realtà, sondando ancora il delirante sistema lavorativo della Gran Bretagna, che in tal senso troppo “Gran” non è. Il film nel dettaglio narra le vicende di Ricky e Abbi Turner, una coppia proletaria di Newcastle, che si fa letteralmente il mazzo per portare a casa la pagnotta. I due di comune accordo, decidono di vendere l’automobile della moglie, un’infermiera che assiste i pazienti a domicilio, per dare la possibilità al marito di acquistare un furgone e “mettersi in proprio”, diventando uno dei tanti corrieri che in UK vengono chiamati “White Van Men”. Ricky avrà presto a che fare con un titolare dispotico che gli imporrà ritmi lavorativi rigidissimi, con contorno di pesanti sanzioni e pochissima tutela, che metteranno a dura prova la sua tempra. Se a tutto questo aggiungiamo un figlio poco avvezzo al rispetto delle regole, il quadro è completo. Loach ci regala uno splendido film che non lascia spazio alla retorica cinematografica, dove non ci propone soluzioni che rimboccano le coperte dandoci il bacetto della buonanotte, ma ci racconta invece, la cruda realtà in tutta la sua spietata vividezza.
Rimane anche il tempo per citare un altro pezzo pregevole di Loach: “Paul, Mick e gli altri” (2001), un altro spaccato del reale che qui mette a fuoco il mondo del precariato all’interno del sistema ferroviario britannico durante il periodo della privatizzazione del settore, che ebbe luogo in Inghilterra nel 2001.
Oltre a questo si è parlato di Queen’s Gambit, de Il Processo ai 7 di Chicago e di molto altro.
Scopritelo ora ascoltandovi il podcast.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.