Beau ha paura, e anche noi non ce la passiamo molto bene
Thomas ha nuovamente deciso di spendere i suoi profumati guadagni andando al cinema, per conto di tutto lo staff di VnL, a vedere “Beau ha paura” terza monumentale opera di Ari Aster, regista che tutti noi abbiamo apprezzato per quei due grandi capolavori che sono “Hereditary” e “Midsommar“.
Lo spettatore non deve mai dimenticare il titolo della pellicola mentre la guarda.
“Beau ha paura”.
Le paure di Beau, ovviamente interpretato magistralmente da quello che è uno dei migliori attori viventi (e di sempre) Joaquin Phoenix, sono quelle di un uomo schiavo di un attaccamento morboso, e ossessivo, da parte di una madre che ha contribuito ad accrescere la sua ansia sociale e ipocondria.
Dalle battute iniziali del film ci viene fatto sapere che il nostro protagonista ha in programma un viaggio aereo, fissato per il giorno dopo, in quanto deve far visita alla madre, che vive in un altro stato.
Dopo una notte burrascosa che lo costringe a poche ore di sonno, Beau si sveglia in ritardo.
Uscendo di casa, con le chiavi infilate nella toppa e la valigia pronta, si trova costretto a rientrare una volta accortosi di aver dimenticato il filo interdentale.
Bastano pochi secondi di assenza e ne della valigia, ne delle chiavi, vi è più traccia.
Quelle che segueno sono tre ore assurde.
Kafka, Polanski, Kaufman, questi sono i primi nomi a cui si pensa una volta finita la visione ma, soprattutto, Ari Aster.
Aster (ormai confermatosi come uno dei maestri della cinematografia degli anni 2000) porta avanti la sua cifra stilistica, sia per la gestione della suspance, che per i tempi dilatati, la fotografia e i temi legati alla famiglia, all’amore e al lutto.
Phoenix perfetto nei panni di un uomo dai tratti quasi infantili.
La regia ci costringe a vedere il mondo con i suoi occhi, un mondo in cui niente è come sembra ed è tutto incredibilmente sospetto.
Un rollercoaster di emozioni, situazioni grottesche, ansia e traumi che portano il protagonista ad affogare nei sue stessi sensi colpa.
Checco e Federico invece preferiscono la strada dei ricordi e ci parlano di due preziose perle della cinematografia che sta a voi scoprire nel podcast qui di seguito (un po’ di suspence la lasciamo anche noi). Buon Ascolto!
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Ragazzo che si morde la cinematica coda nel tentativo astruso ma astraibile di ritrarre un poeta irritraibile in un piano sequenza consequenziale e asincrono.