Challengers di Luca Guadagnino: in bilico tra sensualità e sincope
Uno sguardo sensuale
Guadagnino trasforma il campo da tennis in un vero e proprio palcoscenico, dove le partite diventano metafore delle relazioni umane. Ogni scambio di palla è un confronto, una sfida, un tentativo di dominare l’avversario e, allo stesso tempo, se stessi. La telecamera si muove con eleganza, catturando la tensione e la sensualità di ogni gesto, trasformando lo sport in un’esperienza estetica.
Al centro della storia troviamo un triangolo amoroso che brucia con la stessa intensità di una partita di tennis ai cinque set. Zendaya, con la sua energia magnetica, interpreta Tashi, una coach ambiziosa che decide di far sfidare il suo ex fidanzato Art (Mike Faist) contro il suo attuale marito Patrick (Josh O’Connor). Le dinamiche tra i tre personaggi sono complesse e sfaccettate, un intreccio di amore, rivalità e desiderio che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
L’estetica di Challengers è un mix esplosivo tra il kitsch e il sublime. I colori saturi, i costumi sgargianti e le scenografie opulente creano un’atmosfera decadente e sensuale, che ricorda i film di Visconti. Allo stesso tempo, Guadagnino non rinuncia a momenti di pura bellezza, come le sequenze slow-motion che celebrano il corpo in movimento.
Challengers è un film che non lascia indifferenti. C’è chi ne apprezza l’ambizione visiva e la profondità psicologica dei personaggi, e chi lo trova eccessivamente artificioso e autoreferenziale. In ogni caso, è innegabile che Guadagnino abbia realizzato un’opera unica e provocatoria, che invita lo spettatore a riflettere sulla natura del desiderio, del successo e dell’amore.
Challengers è un film che va oltre il semplice intrattenimento, proponendo una riflessione sulla natura umana e sui rapporti interpersonali. È un’opera audace e provocatoria, che non teme di sperimentare e di osare.
Uno dei temi centrali del film è l’ossessione per il controllo. Tashi, in particolare, manipola le vite degli altri come se fossero pedine di una partita a scacchi. Il tennis diventa una metafora della sua necessità di dominare e di plasmare la realtà secondo i suoi desideri. Questa dinamica, se da un lato rende il personaggio affascinante e complesso, dall’altro solleva interrogativi sulla natura del potere e sulle conseguenze delle nostre azioni.
Il passato incombe sui personaggi come un’ombra. Le ferite del passato non guariscono mai del tutto e continuano a influenzare le scelte presenti. La relazione tra Art e Tashi, in particolare, è segnata da un profondo legame e da un’altrettanto profonda ferita. Il ritorno di Art sul campo da tennis è un tentativo di riconnettersi con il suo passato e, allo stesso tempo, di sfuggire ad esso.
Il corpo è al centro dell’attenzione in Challengers. I corpi dei protagonisti sono esibiti con orgoglio, ma anche con una certa vulnerabilità. Le sequenze in slow-motion mettono in evidenza la bellezza e la fragilità del corpo umano, sottolineando la sua natura effimera. Il corpo diventa un campo di battaglia, dove si combattono le proprie battaglie interiori.
Il finale di Challengers è aperto a diverse interpretazioni. Lascia allo spettatore il compito di completare il puzzle e di dare un senso a quanto visto. Questa scelta registica è audace e stimolante, ma potrebbe deludere chi si aspetta una conclusione più definita.
La sincope in Challengers
Il termine “sincope” in ambito cinematografico indica un’interruzione del flusso narrativo, un momento di sospensione o di disorientamento. In “Challengers”, questa tecnica narrativa viene utilizzata in modo particolarmente efficace per sottolineare la natura frammentaria della memoria, l’imprevedibilità delle emozioni e la complessità delle relazioni umane.
- Flashbacks e flashforward: Il film è costellato di flashback e flashforward che frammentano la narrazione e creano un senso di disorientamento nello spettatore. Questi salti temporali ci permettono di entrare nella mente dei personaggi, di comprendere le loro motivazioni e di cogliere le sfumature delle loro relazioni.
- Slow motion e primi piani: L’uso frequente del slow motion e dei primi piani contribuisce a creare un’atmosfera onirica e a sottolineare l’importanza di determinati momenti. Questi momenti di sospensione temporale ci invitano a riflettere sul significato profondo delle azioni dei personaggi.
- La musica: La colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross, con i suoi cambiamenti improvvisi di ritmo e le sue atmosfere dense, contribuisce a creare un senso di disorientamento e di tensione, amplificando l’effetto delle sincopi narrative.
Le sincopi in “Challengers” non sono utilizzate in modo casuale, ma servono a esplorare la psiche dei personaggi e a rivelare le loro fragilità. Attraverso questi momenti di sospensione, lo spettatore può accedere a un livello più profondo della coscienza dei protagonisti, comprendendo le loro paure, i loro desideri e le loro contraddizioni.
- Tashi: I flashback sulla sua infanzia e sulla sua carriera sportiva ci permettono di comprendere le ragioni che l’hanno spinta a diventare una coach ambiziosa e manipolatrice.
- Art: I suoi ricordi del passato con Tashi rivelano un uomo fragile e insicuro, che cerca di nascondere le proprie debolezze dietro un’apparente sicurezza.
- Patrick: I suoi sogni e le sue fantasie ci mostrano un uomo ambizioso e competitivo, ma anche profondamente solo e insoddisfatto.
Le sincopi in “Challengers” ci invitano a riflettere sulla natura del tempo e sulla sua relatività. Il passato, il presente e il futuro si intrecciano continuamente, creando un continuum temporale in cui passato e presente si influenzano a vicenda. Questa concezione del tempo è tipica del cinema di Guadagnino, che spesso esplora le conseguenze delle scelte passate sulle vite dei personaggi.
L’uso della sincope in “Challengers” rende il film un’esperienza visiva e emotiva intensa e coinvolgente. Attraverso questa tecnica narrativa, Guadagnino riesce a creare un’atmosfera di suspense e a esplorare le profondità della psiche dei personaggi, offrendo allo spettatore una riflessione profonda sulla natura del tempo, dell’amore e delle relazioni umane.
In conclusione
Challengers è un film che va oltre le apparenze, offrendo una riflessione profonda sulla natura umana e sulle relazioni interpersonali. È un’opera ambiziosa e provocatoria, in bilico tra sensualità e sincope, che non teme di affrontare temi complessi e di esplorare le zone d’ombra dell’animo umano. Nonostante qualche difetto, Challengers è un film che merita di essere visto e discusso.
E così han fatto i ragazzi di Viaggio nella Luna nel podcast della seconda puntata della dodicesima stagione, sviscerando e vivisezionando l’opera di Guadagnino. Ascoltatevi il podcast per scoprire gli altri temi della puntata!
Podcast: Play in new window | Download
Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.