Quando David Cronenberg nel 1970 mise mano al suo patrimonio creativo per realizzare un lungometraggio di 70 minuti per coronare la sua esperienza di studente in Lettere laureato presso l’Università di Toronto pochi si resero conto del suo grande talento. Quel ragazzo smilzo e allampanato, drogato di fantascienza, e ossessionato dal corpo umano, realizzò con Crimes of The Future nel 1970 una sorta di manifesto programmatico del proprio canone estetico con il quale avrebbe poi costruito capolavori come La Mosca, Videodrome e Scanners. Il film giovanile del nostro David parla di come in un futuro davvero prossimo l’uomo orienti ossessivamente i propri interessi nella cosmesi e nella cura del proprio corpo. La storia si dipana attraverso le parole di Adrian Tripod, dermatologo e teorizzatore di un mondo in cui gli uomini devono esclusivamente pensare alla propria pelle.

Da quell’embrione narrativo Cronenberg, dopo una lunga e gloriosa carriera di oltre 50 anni, ricava quello che potrebbe essere considerato una sorta di testamento estetico, macerato e decantato per tutto questo tempo nella coscienza dell’autore. E naturalmente il titolo non poteva che ricalcare omaggiandola quella produzione giovanile: Crimes of The Future, appunto. Il film è focalizzato sulla figura di Saul Tenser, un uomo che riesce a modificare il proprio corpo tramite l’estroflessione di nuovi misteriosi organi interni che la sua partner Caprice si perita di portare alla luce e tatuare in performance artistiche aperte al pubblico. La metamorfosi biologica dell’uomo in questo non ben precisato futuro è il grimaldello ermeneutico per portare alla luce alcune tematiche care a Cronenberg: l’indagine biologica sulle mutazioni del corpo umano, l’evoluzione umana in rapporto all’ambiente circostante, le potenzialità racchiuse nel nostro scafandro biologico.

Checco ci porta poi indietro di 40 anni con il suo film di recupero odierno: La guerra del Fuoco (1981) di Jean-Jacques Annaud. Un excursus a volo d’angelo sulle origini dell’uomo e sui primi vagiti che essere bipedi elevavano nell’alba della nostra Storia. Un affascinante riflessione su ciò che ha forgiato i Sapiens che hanno preso possesso di questa grande Terra.

Infine Federico ci parla della recentissima serie Tv Netflix Dahmer di Ryan Murphy. Un racconto avvolgente e disturbante (come poteva non esserlo?) sugli omicidi compiuti dal famigerato Jeffrey Dahmer di Milwaukee. Un periplo nella mente dell’assassino per isolarne i terribili germi, seguirne la nefasta genesi e ricostruire con lucida fedeltà le macabre azioni.

Per saperne di più ovviamente non vi resta che seguire lo show sul podcast qui sotto. Buon Ascolto e Buon Cinema.

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