13 Assassini
Takashi Miike è forse uno dei più prolifici registi al mondo. Il regista nipponico annovera infatti, escludendo corti e produzioni televisive, oltre sessanta film girati dal 1995 a oggi, e continua la sua folle marcia al ritmo di oltre tre film all’anno. Questo 13 Assassins è forse il suo capolavoro ed è strano che la sua opera di riferimento arrivi con un remake. 13 Assassins è infatti il rifacimento del film omonimo di Eiichi Kudô del 1963, un piccolo cult del Sol Levante. Miike si accosta all’opera con una deferenza ed un rispetto tangibili, e la sua versione trasuda genialità e maniacale competenza da ogni poro. 13 Assassins è un’opera di genere “Jidai Geki”, ovvero un dramma storico collocato temporalmente nel periodo Tokugawa (1603 – 1867) che narri le vicende di samurai, contadini, artigiani che vissero in quell’epoca. Al Jidai Geki appartengono alcune opere come I sette Samurai di Kurosawa, o Zatoichi di Kitano, di cui abbiamo parlato diffusamente in questa lista e che sono rimaste incise a fuoco nella storia di questo pattern “Cappa e Spada” giapponese. E l’amore di Miike per il genere Cappa e Spada lo si avverte da ogni inquadratura, dalla cura per la trasposizione storica, per i costumi, per le sequenza di lotta, per la ricostruzione degli scenari e per la sua tecnica di ripresa, che abbandona le nevrosi palpitanti dei suoi thriller più riusciti come Audition e Ichi the Killer, per un’impronta più sobria e raffinata.
Siamo nel Giappone dei primi dell’ottocento e l’odiato Naritsugu, fratello demoniaco dello Shogun, imperversa sulle terre con spietata ferocia. Shinzaemon Shimada, un samurai, viene ingaggiato per uccidere Naritsugu. Shimada si mette subito all’opera per mettere insieme un gruppo di samurai capace di tener testa al temibile piccolo esercito di guardie del corpo del fratello dello Shogun. Per compiere la sua missione attirerà Naritsugu in un villaggio abbandonato dove allestirà trappole e agguati per raggiungere il suo obiettivo. Un’epica battaglia si profila all’orizzonte, dove pochi valorosi uomini ingaggeranno una lotta senza quartiere con un nemico dal numero soverchiante.
Il film è essenzialmente diviso in due parti, nella prima si creano le premesse per la battaglia, e nella seconda parte si narrano le vicende dell’epico scontro finale. Miike si muove con sagacia visionaria confezionando un prodotto perfetto con meravigliose scene di lotta e scintillanti duelli di katana. La sua cinepresa si muove fluida ai margini di un’azione che sgorga dalla narrazione con potenza iconografica devastante, senza mai essere ridondante, ma con una naturalezza e una credibilità che fanno di questo film un caposaldo di genere e un punto d’arrivo ineludibile nella carriera di Miike.
Titolo Originale: Jûsan-nin no shikaku