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Un’opera centrale della cinematografia moderna, premiata con otto Oscar: una finissima rapsodia in forma biografica in ossequio ad uno dei più grandi geni che la razza umana abbia potuto celebrare. Il taglio spiccatamente romanzesco infuso da Peter Shaffer (drammaturgo inglese che ha tratto la sceneggiatura del film da una sua piéce teatrale) ha sollevato molte polemiche sulle troppe imprecisioni storiche nella biografia di Mozart. Ma è un vezzo che gli si concede volentieri perchè in sinergia con il talento visionario di Milos Forman ha saputo forgiare un’opera avvincente che commuove e appassiona fin dalla prima scena. La storia della vita di Mozart viene narrata con gli occhi e la mente del suo più acerrimo nemico, il musicista di corte Salieri, che disprezzava in Mozart la mediocrità dell’uomo a fronte di un’ammirazione smisurata per il suo talento immenso, inconcepibile per lui in un uomo così frivolo e ridanciano. Il film ripercorre i maggiori successi di Mozart fino all’impegno spossante della sua più grande opera finale: il Requiem. A questo proposito forse il punto focale del film, le sue scene più memorabili, si trovano proprio nella sequenza in cui Salieri, assistendo Mozart sul letto di morte, trascrive la partitura del Requiem su dettatura del compositore malato. Il sentimento contrastante di Salieri sta tutto in questo quadro: disinteressato a Mozart e alla sua malattia, smisuratamente invaghito della sua musica, così profonda e geniale da avere difficoltà anche a seguirne il dettato. Mentre Salieri trascrive diligentemente le note in sottofondo sale possente il Coro del Confutatis Maledictis. Amadeus è un trionfo di rara raffinatezza, tutto è incastonato con sapienza: dai meravigliosi costumi di Theodore Pistek (vincitore di un Oscar sacrosanto) al trucco di Paul Le Blanc (anch’egli vincitore dell’Oscar). Milos Forman gira con magistrale estro e dedizione plasmando uno dei film più amati della storia del cinema.

Titolo originale: Amadeus

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