
American Beauty
Uno dei film più amati da pubblico e critica, vincitore di cinque oscar (miglior film, miglior regia, miglior fotografia, miglior sceneggiatura originale e miglior protagonista maschile a Kevin Spacey). Sam Mendes si tuffa nella poetica della quotidianità, e lo fa tramite lo sguardo di un cinquantenne in crisi di identità innamoratosi di un’adolescente amica della figlia. Il risultato è quello di un’opera dalla duplice natura in cui il fiore di una gioventù disinibita e smaliziata incrocia una maturità patetica nei suoi tentativi di emergere dall’indolenza. I sentimenti, le aspirazioni, le sensazioni, le emozioni passano attraverso la cartina di tornasole della regia che restituisce un perfetto spaccato di vita famigliare della media borghesia americana, oppressa dai suoi piccoli drammi quotidiani e dalla crisi coniugale. Una dimensione dove la crisi d’identità genera la metamorfosi dei suoi componenti: Lester vuole affrancarsi dai vincoli sociali per dedicarsi ad una vita secondo le sue regole, Jane, la figlia, vorrebbe essere e non apparire, vorrebe amare quel ragazzo strambo vicino di casa senza badare a quello che dicono le amiche, mentre Carolyn frustrata dagli insuccessi lavorativi tradirà il marito con uno degli agenti immobiliari più di successo.
Lester Burnham è un quarantaduenne oppresso da una moglie isterica, arrampicatrice sociale e maniaca del proprio lavoro di agente immobiliare. Deve sopportarne le sfuriate, i tradimenti, il comportamento ossessivo e oppressivo. Ad un’esibizione della figlia come cheerleader di una squadra locale conosce Angela e se ne innamora follemente. Un amore imbevuto di passionalità che porterà Lester a lasciare il lavoro e a cambiare completamente stile di vita. Tante le scene che rendono questo film una meravigliosa galleria iconografica di sequenze memorabili, quella sicuramente più celebre e celebrata è il sogno di Lester nel quale Angela appare avvolta da un mare di petali di rosa rossa mentre ammicca maliziosamente. A testimonianza della compenetrazione tra piano onirico e piano pragmatico i petali fuoriescono dalla visione per andare dolcemente a cadere sul viso beatificato di Lester. In definitiva un’opera che fustiga ferocemente gli ideali di una classe sociale senza più punti di riferimento: Lester prende in mano la sua vita per divenire un patetico surrogato di se stesso, una pallida ombra dell’Humbert Humbert di Nabokov, un uomo cinico e disilluso sopraffatto dalla vita.
Titolo originale: American Beauty

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.