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Un film di raggelante bellezza questo di Haneke, un amaro resoconto della decadenza del corpo e dello spirito. Haneke maestro del disagio strisciante, se ne Il Nastro Bianco aveva inserito questo tipo di sentimento all’interno di una comunità, lo aveva nutrito per studiarne gli effetti su un microcosmo di persone, in Amour il disagio, la non appartenenza, la progressiva deriva dal proprio amore e successivamente dalla realtà si manifesta all’interno di una coppia sancendone la dissolvenza. La storia è quella di Georges e Anne, una coppia di anziani maestri di musica in pensione che vive serenamente il tramonto della propria vita in compagnia di ricordi e musica. Le loro giornate sono intessute di una deliziosa routine che li rende complici. L’imponente cattedrale del loro amore viene improvvisamente spazzata via da un ictus che colpisce Anne rendendola inferma e incapace di essere indipendente. Georges avrà il penoso compito di accudire Anne con l’aiuto di un’infermiera osservando l’amore di tutta una vita trafugato da una crudele fatalità. Sarà occasione per lui di stringere un patto con la solitudine macerandosi nelle memorie di un’esistenza trascorsa accanto ad una donna che ora vede impietrita e annientata su un letto. Haneke distrugge ogni convenzione e affonda il proprio sguardo sul crepuscolo di un uomo, sulla nichilistica devastazione morale e fisica che lo colpisce al termine di una vita che si dimostra feroce e brutale nella sua meccanicistica ciclicità. Lo straziante lirismo che sale dal dolore silenzioso di Georges è il coltello che in silenzio sbrana le carni di ognuno di noi, è l’ossessione inesplosa di un’immensa perdita a cui nessuno può porre rimedio.

Titolo Originale: Amour

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  1. massimiliano 10 Aprile 2021

    lo devo rivedere. una volta sola non basta.

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