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Jean-Luc Godard con la sua consueta attitudine all’esplorazione delle pulsioni umane dipinge quest’opera in cui un trio di personaggi incrocia i propri destini e le proprie emozioni. Franz e Arthur conoscono Odile , giovane fanciulla parigina, e prendono a corteggiarla. Franz è più elegante, con espressione vagamente malinconica, Arthur è più trasandato e spensierato, sempre pronto con le sue battute a sdrammatizzare. I tre prendono a vagabondare per una Parigi autunnale con la Simca cabriolet di Arthur che è un po’ come lui: malandata e accattivante. Chiacchierando oziosamente in un bistrot a Franz viene in mente di rapinare il pensionante della zia di Odile, un distinto signore che vive in affitto in mansarda e che sembra custodire un discreto gruzzolo. Al momento della rapina tutto ciò che poteva andare storto andrà storto: la porta della casa non si apre, il denaro non si trova, la zia di Odile oppone resistenza. Tante le cose che colpiscono di questo film: la voce narrante fuori campo che descrive come in un romanzo le gesta dei tre e le loro più segrete speculazioni, l’atmosfera scanzonata in contrasto con la malinconica cornice autunnale di una Parigi mai così bella, alcune scene memorabili come quella del ballo nel bistrot, oppure quella della corsa sfrenata per i saloni del Louvre per battere il record di visita al museo, oppure ancora il duello mimato per strada tra Pat Garrett e Billy The Kid. Un film fresco, frizzante, balsamico, come una brezza estiva che porta ristoro in una giornata afosa.

Titolo originale: Bande à part

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