
Becket e il suo Re
Basterebbe scorrere la lista degli attori protagonisti di questo sontuoso dramma storico per intuire la portata di questo film: John Gielgud, Peter O’Toole, Richard Burton, Gino Cervi, Paolo Stoppa. Inoltre si aggiunga il talento di un regista passato troppo a lungo sotto silenzio e impolverato da una coltre di oblio che non intacca minimamente il valore della sua arte. Tratto dal romanzo di Anouilh e riscritto con amore filologico da Edward Anhalt (il cui lavoro gli valse l’Oscar) narra delle vicende di Enrico II, il quale nel 1154, appena incoronato, chiama alla sua corte l’amico Thomas Becket nominandolo prima Cancelliere personale e in seguito Arcivescovo di Canterbury. Il lento degrado del rapporto di amicizia tra i due minato dalle spinte indipendentiste della chiesa rispetto alla corona, è al centro della focale del regista che ne documenta implacabilmente la tragica genesi. Proprio il focus sul rapporto di amicizia tra i due è il grimaldello ermeneutico che apre tutte le porte semantiche di questa vicenda. L’amicizia tra un Re e un Prete è una potente metafora del delicato compromesso tra potere secolare e potere temporale, tra realtà e metafisica, tra umanità e divinità. Un’opera superbamente interpretata e sublimemente girata che da la dimensione storica di questo rapporto che alla luce dei feroci rivolgimenti storici trapassa in contrapposizione, per finire in aperta dicotomia.
Titolo originale: Becket

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.