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Eddie Adams è un giovincello fresco fresco di college quando conosce quasi casualmente Rick Horner, acclamato regista di film porno degli anni settanta. E’ l’inizio di una sfolgorante carriera in cui Eddie si trasformerà in Dirk Diggler, l’attore hard con un “dono” speciale. Un film di maniera questo Boogie Nights di Paul Thomas Anderson in cui lo sguardo attento del regista ci conduce attraverso il gaudente regno del piacere californiano degli anni 70, e gli inevitabili colpi di coda puritani del sistema sociale intorno a questo movimento, una società che viene messa a nudo da questa spontaneità e da questa purezza primordiale e che non può starsene quieta. In seconda istanza, e in misura sotterranea, quasi latente, il tema dell’eros, della sensualità, della corporeità del protagonista. Certo ci sono anche le implicazioni economiche: il denaro come un fluido magmatico è il propellente principale della nascente industria del porno, e non c’è davvero rivoluzione culturale che tenga. Eppure c’è una convenzione che Anderson mette in atto narrando le vicende di questi personaggi: il sesso non è mai una ridondanza, un gioco fine a se stesso, ma è un mezzo espressivo, un linguaggio per comunicare. Una sorta di implicito patto tra regista e spettatore che conferisce all’opera un fascino mistificante.

Titolo originale: Boogie Nights

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