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Sergio Leone concepisce un’opera imponente ispirandosi all’autobiografia di David Aronson “A mano armata”. Un film che è da molti ritenuti il capolavoro di Sergio Leone e che questi realizza con un certo agio (rispetto a certe precedenti produzioni) avendo a disposizione un budget consistente e la possibilità di scritturare star di fama internazionale. Per il ruolo del protagonista sceglie un professionista affermato (con due oscar già vinti) che non ha bisogno di presentazioni: Robert De Niro. James Woods e Joe Pesci, saranno certamente un acquisto altrettanto importante per il cast del film. La sceneggiatura richiede un lavoro immane e Leone chiama a sè Leo Benevenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli e Franco Ferrini che insieme a lui collaboreranno per realizzare uno dei copioni più complessi della storia del cinema. La storia infatti viene concepita con taglio non sequenziale con ampio uso di flash-backs e flash-forwards. E proprio questo meraviglioso ritmo narrativo è oggetto di scempio da parte della produzione che per il mercato americano realizzerà una versione addirittura con montaggio sequenziale e con tagli per 26 minuti stravolgendo di fatto l’intento artistico originario e commettendo un autentico abominio.

Un film che racconta l’epopea di David Noodles, Cockeye, Patsy e Max, quattro amici che da piccoli manigoldi di quartiere scaleranno i vertici criminali della città. Le loro vicende coprono un arco temporale che va dagli anni venti del feroce proibizionismo agli anni sessanta della rivoluzione culturale. La narrazione segue le loro vite riportandone i tradimenti, gli atti di valore, le meschinerie, i misfatti più atroci, fino ad incrociare un disilluso Noodles che ormai anziano fa ritorno a New York amareggiato dal passato e senza più alcun progetto per il futuro.

La parabola criminale ci appassiona, ci diverte, ci commuove, in una parola: pathos allo stato puro. Un’attenzione maniacale per i particolari, un amore infinito per la ricostruzione storica, un’interpretazione notevole dei suoi protagonisti, tutto ciò fa di quest’opera un affresco vivido, coinvolgente: una radiografia spietata di un’intera epoca. Un De Niro che rifulge per la sua gestione dello spazio attraverso una mimica composta, credibile, vera. Un film che dona un nuovo significato al termine “epopea”, che immerge lo spettatore nel ritmo narrativo perfettamente congegnato della storia e non lo abbandona fino alla parola “fine”.

Titolo originale: Once Upon a Time in America

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