Corvo Rosso non avrai il mio Scalpo
Un’opera splendida, intensa, suggestiva e universale in cui Robert Redford interpreta un trapper asceta che al progresso che avanza inglobando paesaggi e uomini preferisce solitudine e isolamento. Jeremiah in effetti non ama affatto la confusione delle nuove metropoli che stanno nascendo e decide di isolarsi dal mondo ritirandosi nelle montagne. Vivrà di caccia e di pesca e incontrerà l’umanità più varia: un cacciatore un po’ svitato e un vecchio capo indiano di cui sposerà la figlia. Suo malgrado ottiene un lavoro come scout per un drappello militare. Scortando i soldati si troverà a dover violare un cimitero indiano Crow. I Crow per ritorsione gli uccidono la moglie. Inizierà così la vendetta di Jeremiah in una sorta di percorso catartico: un’epopea che lo porterà ai confini del mito. Sydney Pollack alla regia avvalendosi del grande lavoro del direttore della fotografia Duke Callaghan (dieci anni più tardi sarà chiamato a lavorare a Conan il Barbaro da John Milius) gira con grande pulizia, nettezza e sobrietà restituendo allo spettatore quello che il protagonista disperatamente cercava: la pace della natura più incontaminata, il freddo sferzante che frusta il viso tra le nevi del Montana, il mormorio di un ruscello tra i boschi del Wyoming. Per gli appassionati di comics: il personaggio di Jeremiah Johnson con il viso di Redford presterà le sembianze al Ken Parker di Berardi e Milazzo, fumetto cult italiano degli anni ’70.
Titolo originale: Jeremiah Johnson