
Dead Man
Se vi fermaste un attimo, proprio nel mezzo della routine frenetica in cui tutti siamo trascinati e travolti, scoprireste suoni e panorami a cui non avevate mai fatto caso, e la loro bellezza vi struggerebbe, proprio perché lì, a portata di mano per tutto il tempo, ma mai saliti alla luce della coscienza. Dead Man è esattamente così: accende e fa divampare la bellezza dalle cose quotidiane che sono inquadrate in tralice, con una segmentazione visiva che non ha precedenti sprigionando un selvaggio lirismo.
La storia è quella di William Blake, un piccolo contabile di Cleveland che a fine Ottocento viaggia verso la città di Machine, all’estrema frontiera ovest, dove gli è stato promesso un posto di lavoro. Arrivato in città dopo un lungo viaggio in treno scopre che l’azienda non ha più bisogno di lui venendo allontanato bruscamente dal padrone dell’azienda John Dickinson, una sorta di signorotto locale che regge le sorti della città. L’uomo sconsolato per aver speso tutti i suoi risparmi in quel viaggio si concede una bevuta al Saloon e conosce una prostituta. Charlie Dickinson, figlio di John, li sorprende insieme e, innamorato follemente della donna, spara a William che a sua volta lo uccide. Will ferito a morte scappa nella foresta a cavallo e viene soccorso da Nessuno, un indiano allontanato dalla sua tribù per aver subito la deportazione in Europa. Nessuno decide di soccorrere quello strano uomo che ha lo stesso nome del suo poeta preferito aiutandolo a scappare dai cacciatori di taglie.
L’uso di un bianco e nero spettrale immerge l’azione in un lanuginoso catino colmo di nebbia e ovatta, inquadrature nervose sempre a tagliare fuori il cielo, personaggi prigionieri del proprio ironico destino. Incantevole la fotografia di Robby Müller, già collaboratore di Wim Wenders in una perla del bianco e nero come Nel Corso del Tempo. Un lavoro, quello di Müller, che infonde un’aura di spiritualità ai panorami selvaggi, quasi una fusione tra il candido misticismo di Nessuno e la sobria severità di quei boschi. Dead Man è un piccolo capolavoro di allucinata poesia che fa bene agli occhi e allo spirito.
Titolo originale: Dead Man
Unico nel suo genere. Solo la colonna sonora vale altri dieci film. A kafka sarebbe piaciuto.