
Ed Wood
Edward Davis Wood Jr. è stato definito come il peggior regista di tutti i tempi. I suoi film erano frutto di un’irriducibile caparbietà, di una smodata voglia di fare cinema con enorme scarsità di fondi, con sceneggiature a dir poco sgangherate, con attori e set a dir poco in sfacelo. Eppure Ed Wood, con la sua sequela di b-movies, è stato oggetto di un amore graduale ma costante durante gli anni seguiti alla sua scomparsa, fino a diventare per molti cineasti un punto di riferimento: un simbolo di come un uomo che ami fare cinema possa esprimere la sua arte attraverso la scarsezza dei mezzi. E questo film che Tim Burton gli ha voluto dedicare è frutto di questo amore: uno spericolato viaggio attraverso l’estetica di un regista di b-movies e uno sguardo profondo alla sua vita. Una biografia fatta di pulsioni, di nevrosi, d’irriducibile ironia, di stramberie di ogni genere, di coerenza stilistica, di lucida follia. Ed Wood è un bislacco giovane cineasta che negli anni ’50 intende portare avanti la sua personalissima concezione di cinema nel variegato panorama hollywoodiano. In questo senso l’incontro con Bela Lugosi è una sinergia feconda di allampanati progetti e fantasie vertiginose che si traducono in storyboard dai toni surreali. Ed Wood dimostrerà a se stesso che girare un film è innanzitutto un’esperienza interiore in cui il regista non fa altro che trasporre su pellicola un turbinoso flusso di coscienza. Un’opera deliziosa in cui giganteggia Martin Landau nel ruolo di Lugosi e in cui Depp appare assolutamente credibile nei panni del grottesco protagonista. Assolutamente mitologica la scena in cui Lugosi arriva ubriaco fradicio sul set e ingaggia una lotta furibonda con una piovra inerte a mezz’acqua mentre Ed Wood osserva estasiato.
Titolo originale: Ed Wood

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.