
Fanny e Alexander
Il lascito spirituale di un grande uomo di cinema: un’opera maestosa, lirica e rivoluzionaria. Distribuita in due versioni, una di 190 minuti, l’altra di 312, più attinente alla visione di Bergman che desiderava presentare al pubblico una saga familiare à la Mann. La storia è appunto quella di una famiglia, gli Ekdahl, in una città svedese (Uppsala) agli inizi del 900, precisamente dal 1903 al 1905. Fanny e Alexander sono gli esuberanti figli di una donna che perderà presto il marito e si risposerà con il vescovo luterano della città. I bambini entreranno subito in conflitto con l’uomo che li ridurrà a dei piccoli miserabili. Intorno la grande maestria di Bergman nel ricostruire la sua adorata Svezia di inizio secolo. E poi: stridenti contrasti familiari, visioni fiabesche, religione e magia come elementi che danzano e si fondono nella storia. Un vero e proprio testamento iconografico di uno dei più grandi registi di sempre.
Titolo originale: Fanny och Alexander

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.