
Gangster Story
Un film che riscosse un successo talmente clamoroso che ogni suo dettaglio finì per influenzare i tardi anni ’60, come ad esempio la moda che rinverdì i fasti degli anni ’30 o il taglio di capelli della Dunaway che spopolò per anni tra le signore, tutto questo grazie al Bonnie and Clyde di Arthur Penn. Il film si discosta dalla violenza dei gangster movies di maniera per focalizzare il proprio messaggio sulle personalità dei due protagonisti e sul loro spirito ilare e ironico, il loro anticonformismo come rafione di vita, la distruzione delle convenzioni borghesi attraverso una condotta anarchica e libertaria. La storia racconta le imprese di un piccolo balordo appena uscito di prigione e di una cameriera conosciuta a Dallas. Tra i due nasce un’attrazione irresistibile: Bonnie vede in Clyde quello spirito avventuroso che per tutta la vita aveva cercato, Clyde vede in Bonnie una donna ironica e ilare, I due oltre che amanti divengono complici nell’esecuzione di rapine in diversi Stati mettendo in piedi una banda di complici incontrati per la via, o vecchi amici di Clyde. Bonnie e Clyde in poco tempo divennero la più famosa banda criminale degli Stati Uniti. La loro parabola di sangue è seguita per mezza America dall’occhio vigile e critico del regista che ne mette in luce contraddizioni e virtù, con una poetica scevra da ogni giudizio morale. Un’opera spumeggiante, splendidamente sceneggiata con una regia mai compiaciuta e mai ridondante.
Titolo originale: Bonnie and Clyde

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.