
Gilda
- George Macready, Gerald Mohr, Glenn Ford, Joe Sawyer, Joseph Calleia, Mark Roberts, Rita Hayworth, Steven Geray
- Charles Vidor
- Drammatico, Noir, Romantico
- 14 Febbraio 1946
Il linguaggio del cinema è fatto essenzialmente di corpi e di carne, e poi di parole e gesti: è un codice espressivo che nasce dal corpo umano per ramificarsi in mille direzioni ermeneutiche. Gilda è forse il riscontro esemplare di questa tesi. Il film infatti estrinseca il suo messaggio attraverso il corpo e i gesti di Rita Hayworth plasmando un’iconografia sopravvissuta al tempo e ai mutamenti della Settima Arte. Il personaggio di Gilda, archetipo della femme fatale, assume sostanzialmente la valenza di contenuto semantico configurandosi come fulcro narrativo e iconografico dell’opera. Tratto dall’omonimo racconto di E. A. Ellington e portato sul grande schermo da Charles Vidor il film ottenne un grandioso successo planetario.
La storia è ambientata a Buenos Aires nel 1945. Johnny è un giocatore spiantato con il vizio di barare. Pizzicato in un Casinò diviene il braccio destro del proprietario Ballin Mundson che lo elegge a capo della sicurezza del locale. Tempo dopo Ballin torna da una vacanza accompagnato da una conturbante fanciulla che ha sposato. Tra Johnny e Gilda, la donna di Ballin, c’è qualcosa di elettrico, una sorta di attrazione e repulsione che ha origine nel passato dei due, protagonisti di una storia d’amore finita precipitosamente. Sarà l’inizio di un tenebroso triangolo che porterà i tre a misurarsi in una sorta di equazione dalle variabili sfuggenti e non risolvibili.
Tante le scene che fanno di questo film un caposaldo del genere noir, forse quella innervata all’immaginario di ogni amante del cinema è quella in cui Gilda, con sensualità fluida e immanente, canta “Put The Blame on Mame” ammiccando deliziosamente agli avventori estasiati. Scena replicata e omaggiata fino alla nausea, che ha fatto di questo film un archetipo del genere noir.
Titolo Originale: Gilda

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.