Hiroshima Mon Amour
- Bernard Fresson, Eiji Okada, Emmanuelle Riva, Pierre Barbaud, Stella Dassas
- Alain Resnais
- Drammatico, Romantico
- 8 Maggio 1959
Una pietra rara e preziosa nello scrigno del cinema francese. Alain Resnais dirige con poetico mestiere una storia che sfiora ricordi e brandelli di vite passate. Una donna viene inviata a girare un film pacifista a Hiroshima, conoscerà un uomo giapponese con cui passerà la notte. L’incontro diviene occasione per destare un vecchio amore sopito per un soldato tedesco durante la seconda guerra mondiale. Un film che fa della memoria umana e delle emozioni vissute un pilastro su cui reggere il suo magnifico lirismo. Una scena su tutte: il meraviglioso monologo che la donna recita quasi in sogno, abbracciata al suo amante, mentre scorrono le immagini di Hiroshima in movimento, una creatura sinuosa che accompagna il sussurro della donna: “Come te, anch’io ho cercato di lottare con tutte le mie forze contro la smemoratezza e come te ho dimenticato. Come te ho desiderato avere un’inconsolabile memoria. Una memoria fatta d’ombra e di pietra. Ho lottato da sola, con violenza, ogni giorno, contro l’orrore di non poter più comprendere il perché di questo ricordo. Come te, ho dimenticato. Perché negare l’evidente necessità del ricordo. Ascoltami, io lo so tutto ciò si ripeterà: duecentomila morti, ottantamila feriti in nove secondi, queste cifre sono ufficiali, ma tutto ciò si ripeterà. Avremo diecimila gradi sulla terra. Diecimila soli si dirà, brucerà l’asfalto, regnerà un profondo disordine, un’intera città sarà sollevata da terra e ricadrà in cenere e vegetazioni nuove sorgeranno dalla sabbia. Quattro studenti attendono insieme una morte fraterna e leggendaria. I sette bracci dell’estuario a delta del fiume Ota si svuotano e si riempiono all’ora solita, più precisamente alle ore solite, di un’acqua fresca e pescosa, grigio azzurra, secondo l’ora e le stagioni. Ma le genti non guarderanno più lungo le rive fangose il risalire lento della marea dei sette bracci dell’estuario a delta del fiume Ota. Io ti incontro e mi ricordo di te. Chi sei tu? Tu mi uccidi. Tu mi fai del bene. Come avrei potuto sapere che questa città era fatta per il mio amore? Come avrei potuto sapere che il tuo corpo si adatta al mio? Tu mi piaci, che avvenimento. Tu mi piaci … che languore all’improvviso. Che dolcezza, tu non puoi sapere. Tu mi uccidi, tu mi fai del bene … Tu mi uccidi, tu mi fai del bene. Ho ancora tempo, te ne prego: divorami, deformami fino all’orrore. Perché non te? Perché non te in questa città e in questa notte tanto simile alle altre, al punto di rendersi irriconoscibile. Te ne prego … E’ pazzesco che tu abbia una bella pelle…”
Titolo originale: Hiroshima Mon Amour