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Victor Sjöström è una figura di assoluto rilievo del cinema svedese. Poliedrico uomo d’arte: sceneggiatore, regista e attore, diresse star del calibro di Lon Chaney e Greta Garbo ed eresse veri e propri monumenti della Settima Arte come L’uomo che prende gli schiaffi (1924) o il Carretto Fantasma (1921) che rimane forse il suo film più rappresentativo. Arcinota è l’ammirazione che Sjöström suscitò sui cineasti a venire, vale forse la pena ricordare Ingmar Bergman che lo volle ad interpretare il personaggio principale de Il Posto delle Fragole, o Stanley Kubrick che mutuò da una scena de Il Carretto Fantasma la sequenza più celebre di Shining, quella in cui Jack sfonda la porta del bagno a colpi d’ascia. Sjöström in quest’opera scolpisce i canoni dell’orrore attraverso una personale rielaborazione del magma espressionista tedesco.

Il racconto è incentrato sulla figura di David, un balordo ubriacone che ha lasciato nell’indigenza più assoluta la propria famiglia, per darsi ad una vita di vagabondaggi ed eccessi di ogni genere. L’unica che ripone fiducia in lui e tenta invano di strapparlo a questa vita è Edit, ragazza che ha fondato un’associazione di ricovero dei senza tetto, e che gravemente ammalata, lo invoca al suo capezzale. David rifiuta di vedere Edit e lascia che la ragazza si consumi nella propria tubercolosi. A questo punto Sjöström, attraverso un artificio mitopoietico, introduce la figura fantastica del Carrettiere dei Morti, lugubre traghettatore delle anime di peccatori verso le sponde cineree di un Inferno senza ritorno. Il carrettiere andrà per prelevare l’anima di David, ucciso in una rissa, ma acconsentirà a concedergli un’ultima preziosa chance di redenzione.

Titolo Originale: Körkarlen

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