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Wim Wenders al rientro dall’esperienza americana riabbraccia la madrepatria con un film che è (anche) un emozionante atto d’amore per Berlino. La città con la sua umbratile aura elegiaca è infatti teatro di una delicata vicenda in bilico tra poesia e misticismo. Sia chiaro che il misticismo di Wenders è un sentimento laico che nasce dalla corporeità, dal fluire delle vicende umane, dallo scarto poetico nel quotidiano.

Berlino è una città popolata da migliaia di angeli che vegliano sulle umane sorti dall’alto, invisibili agli uomini, percepiti dai bambini. Seguiremo due di loro, Damiel e Cassiel, mentre si scambiano le proprie esperienze con uomini che hanno aiutato, a cui sono stati vicini in un attimo di dolore, che hanno sfiorato con la loro impalpabile presenza. Damiel confessa a Cassiel che si sente imprigionato da questa loro incorporeità, vorrebbe sentirsi gravare dal peso del reale, assumersi il peso dell’esistenza come fanno tutti gli uomini che vede ogni giorno. Struggenti alcune scene come quella in cui Damiel avvicinandosi ad un uomo ferito da un incidente stradale gli prende teneramente il capo tra le mani e instilla in lui lampi della memoria, piccole cose passate che fanno bene all’anima e la rasserenano. Vale la pena, per abbracciare il lirismo di quest’opera, riportare le parole di Damiel: “Come fui sul monte e arrivai al sole dalla nebbia della valle/ il fuoco ai bordi del pascolo / le patate nella cenere / il capannone delle barche sul lago / la Croce del Sud /l’Oriente lontano / il grande Nord / l’Ovest selvaggio / il grande lago dell’Orso / le isole Tristan da Cunha / il delta del Mississippi / Stromboli / le vecchie case di Charlottenburg / Albert Camus / la luce del mattino / lo sguardo del bambino / andare ad abbeverarsi alla cascata / le macchie delle prime gocce di pioggia / il sole / il pane e il vino / il saltello / pasqua / le venature dei fogli di carta / l’erba che si muove / i colori delle pietre / i ciottoli sul letto del ruscello / la tovaglia bianca all’aria aperta / il sogno della casa nella casa / il vicino che dorme nell’appartamento accanto / la quiete della domenica / l’orizzonte / la luce della stanza nel giardino / volare di notte / andare in bici senza mani / la bella sconosciuta / mio padre / mia madre / mia moglie /mio figlio”.

Nella frenesia della vita di ogni giorno soltanto un’entità amica e invisibile ci può riportare alla dimensione poetica della quotidianità, apprezzare quelle cose a cui magari non abbiamo fatto caso ma che con il loro lungo sospiro ci riportano ad un delicato stato di calma, in bilico tra quintessenza e felicità.

Titolo originale: Der Himmel über Berlin

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