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Un lungo tunnel oscuro senza possibilità di rivedere l’uscita. Questo film di Fuller, splendido nella sua angoscia claustrofobica, ci offre la misura della follia attraverso gli occhi della cosiddetta normalità. Sarà l’occasione per Fuller di ribaltare il piano semantico di questo gioco e inquinare il senso di quest’operazione con la commistione dei due elementi in gioco. La narrazione è incentrata sulla decisione di un ambizioso giornalista di farsi internare in un manicomio per far luce su un omicidio avvenuto all’interno di esso e su cui la polizia non è riuscita a fare chiarezza. L’intento dell’uomo è di far cadere la cortina di reticenza dei tre testimoni coinvolti e smascherare il colpevole. Ma una volta recluso tra le non confortevoli mura del manicomio l’uomo rimarrà invischiato nell’elemento che pretendeva di dipanare. Un’opera oscura dove si annaspa per cercare un po’ d’aria fresca. Atmosfere cupe in un bianco e nero spettrale, per rendere iconograficamente il seme della follia e imprimerlo a fondo nella pellicola e in tutti noi che stiamo assistendo. Se esiste un film in grado di turbare le menti più forti è senza dubbio questo.

Titolo originale: Shock Corridor

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