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Il film si intitola “In a Lonely Place” con un titolo evocativo e potente, ma il titolista italiano come al solito ci mette del suo e ne esce un titolo improbabile. A dispetto di questo l’opera è uno splendido archetipo del genere noir. Notevole l’interpretazione di Bogart nel ruolo di uno scrittore di best sellers trash, violento e paranoide, sospettato di aver ucciso una ragazza conosciuta occasionalmente. La sua vicina di casa, in un moto di apparente generosità, gli fornirà un alibi traendolo momentaneamente dai guai, attratta da lui ne diverrà Musa e Nemesi. Davvero indimenticabile la regia di Nicholas Ray che con rapide carrellate alternate a primi piani ossessivi, il regista di Galesville crea una tassonomia iconografica del noir. Il film è uno studio molto efficace intorno ad un individuo in bilico su una lama, efficace è anche il mutamento di prospettiva per cui dalla sensazione di intrappolamento di Bogart passiamo alla sensazione di disagio della Grahame. Come Rick in Casablanca, anche Dixon perde male in Amore, ma qui l’uomo è portato al limite psicologico, producendo un ritratto bruciante di uomo strappato in due. Un tremendo conflitto che attraversa l’animo dello spettatore e lo dilania con studiata lentezza, portandolo infine lì dove Ray lo voleva.

Titolo originale: In a Lonely Place

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