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L’opera di Wiene ha influenzato tanto a lungo e così pervicacemente l’immaginario dei cineasti che elementi del suo “Das Cabinet” si rinvengono fino ai giorni d’oggi, pagando un debito di riconoscenza verso quello che a ragione è considerato a tutt’oggi l’archetipo espressionista del film horror. La storia apre il sipario su un giovane che narra la sua terribile esperienza in un manicomio. Non è dato sapere se il giovane è un recluso o un dottore. La storia, tramite un improvviso flashback, ci riporta a una fiera dove un sedicente dottor Caligari espone al pubblico una sorta di sonnambulo in grado di predire il futuro. Il giovane in compagnia di un amico interroga il veggente e questi preconizza all’amico che la sua vita sarebbe finita all’alba del giorno seguente: sarà l’inizio di un incubo in cui morte e perdita della realtà danzeranno inesorabilmente insieme. Wiene riesce a trasformare le emozioni più violente in immagini in divenire, creando una sorta di sensazione sospesa, di congelamento della ragione. La follia non è ciò che rifiuta il razionale, ma ciò che lo circuisce nel modo più subdolo.
Titolo originale: Das Cabinet des Dr. Caligari

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