
Il Porto delle Nebbie
Carné alla regia, Prevert alla sceneggiatura e Gabin come primo attore: un film con un tale parterre de roi non poteva che divenire un simbolo per generazioni di cinefili. E così è stato. Un’opera che si fa apprezzare per un soffuso lirismo, una narrazione coinvolgente, una recitazione sempre all’altezza (la memoria corre alla scena in cui un sardonico Gabin schiaffeggia Brasseur). La storia è incentrata sul personaggio di Jean, un disertore dell’esercito colonialista, che arriva al porto di Le Havre in cerca di una nave con cui lasciare il Paese. Qui in attesa di partire incapperà in diversi accadimenti, non ultimo innamorarsi di una giovane di 17 anni, sfruttata da un vecchio aguzzino. E proprio il vecchio sarà ucciso da Jean nel tentativo di difendere la ragazza da un tentativo di violenza. Le cose precipiteranno fino al tragico epilogo. La cornice nebbiosa del porto (come premesso dal titolo) ammalia e stordisce per la sua suadente distorsione di una realtà spesso ostile e inconoscibile di per sè. Un grande film che non deluderà tutti coloro che credono che il Cinema è Poesia, prima di ogni altra cosa.
Titolo originale: Le quai des brumes

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.