
Il Posto delle Fragole
Isak Borg è un anziano primario di medicina in pensione che sta viaggiando verso l’Università di Lund per ritirare un’onorificenza alla carriera. Durante il viaggio affronterà incubi e allucinazioni che gli prospetteranno un passato diverso in relazione alle scelte compiute. Il viaggio diverrà strumento di catarsi in bilico tra redenzione e dannazione. Quando nel corso di questo fatidico viaggio incontrerà tre ragazzi che gli chiedono un passaggio sarà l’occasione per mettere in gioco se stesso, scrollandosi di dosso angoscia e aridità. Bergman gioca, soprattutto nella prima parte del film, tra sogno e realtà, facendo balenare dinanzi all’occhio vigile della sua cinepresa la scomposizione di una mente attraverso le sue paure, qualcosa di simile al lavoro che Sigmund Freud compiva sui suoi pazienti attraverso l’analisi del piano onirico. E proprio le sequenze oniriche richiamano alla memoria l’Espressionismo tedesco a cui Bergman evidentemente paga tributo. Un film in sostanza che dispiega tutta la sua arte d’introspezione psicologica denudando l’uomo in quanto essere pensante e fornendoci un codice di accesso alle sue memorie più intime. Una sorta di grimaldello mentale, dilaniante e lisergico.
Titolo originale: Smultronstället