Incontriamoci a Saint Louis
Un soffio leggero pervade quest’opera rendendola fresca e soave, una commedia musicale che passa sullo schermo come un rapido sogno. Minelli, chiamato dalla produzione all’ultimo momento per sostituire Cukor, non delude le attese e benché relativamente inesperto (qui è al suo terzo film, il primo a colori) dimostra un abilità straordinaria nel rendere le atmosfere di inizio 900 e la levità di ballo e canto perfettamente innestati nel tessuto narrativo. La storia è ambientata a St. Louis, Missouri, nel 1903. Una famiglia composta dai genitori e da 4 figlie deve affrontare la notizia del trasferimento in un’altra città. Inizierà una sarabanda di immagini, canzoni e visioni in una St. Louis splendidamente ricostruita.
St. Louis nell’estate del 1903: l’imminente fiera dell’esposizione mondiale mette di buon umore la città. Anche la capricciosa Esther Smith (Judy Garland) e sua sorella maggiore Rose (Lucille Bremer) sono piene di entusiasmo per l’evento. Esther pensa solo al figlio del vicino John Truett (Tom Drake) e sogna il suo primo appuntamento. Rose è eccitata in attesa di una chiamata dal loro amico Warren Sheffield (Robert Sully). Tuttavia, Warren sembra più affascinato dalla meraviglia del telefono che da Rose. La timida Esther è inizialmente più fortunata nell’amore quando dopo una serata sociale, chiede a John Truett di aiutarla a spegnere le candele. La sua giovane storia d’amore si interrompe improvvisamente quando la sorellina Tootie (Margaret O’Brien) afferma in seguito che John l’ha picchiata proprio nella notte di Halloween, ma il tutto nasce dalla fervida immaginazione della piccola. A questo punto la focosa Esther dà al vicino una lezione prima che il malinteso scompaia. Ancora una volta, la comprensione della signora Anna Smith (Mary Astor) deve portare pace e rasserenare le figlie dopo ogni guaio emotivo. Esther, Rose e Tootie così come i loro fratelli Agnes (Joan Carroll) e Lon (Henry H. Daniels jr.) sono centrali nell’incedere della storia con i loro scontri spesso molto turbolenti, ma anche amorevoli e deliziosamente camerateschi. E così l’eccitazione di Rose ed Esther per il ballo di Natale viene smorzata dal padre Alonzo che annuncia alla famiglia l’intenzione di trasferirsi a New York. Tuttavia il pater familias ha sottovalutato la strenua resistenza della sua vivace famiglia.
Notevole la prova di Judy Garland. Memorabile la scena in cui la giovanissima O’Brien (appena 7 anni all’epoca delle riprese) canta nella notte di Halloween. Tante scene che si affacciano alla memoria, una tra le tante: The Trolley Song, cantata da un coro di facoltose dame su un tram sferragliante e nobilitata dalla voce solista della Garland. Vincente Minnelli e la sua futura moglie Judy Garland hanno dunque creato un musical senza tempo che in seguito ebbe un travolgente successo anche a Broadway. La brillante drammaturgia stabilisce nuovi standard e illustra in modo impressionante le stagioni che cambiano riflettendosi empaticamente nell’animo dei protagonisti. Judy Garland può essere ammirata in uno dei suoi ruoli più incantevoli. Inoltre la vivace saga familiare avvince con il suo fascino senza tempo.
Titolo originale: Meet Me in St. Louis