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Elio Petri spinge un immenso Volontè ai confini della recitazione ricalcando un personaggio ineffabile, il volto stesso del potere impunito e impunibile. Un potente commissario di polizia uccide l’amante e semina indizi nella vana speranza di essere arrestato, scoprirà che il suo potere è connaturato alla sua terribile natura. Emblematico è il paragone con alcuni personaggi del nostro tempo e come questo film riesca a risultare assolutamente moderno nell’analogia. Il personaggio centrale del film, una sorta di deus ex machina che occupa come un semidio il proscenio, presenta una complessità notevole e offre diverse chiavi di lettura: dal crimine subliminale alla corruzione del potere, dalla perdizione sessuale alla patologia ossessiva e repressa che sfoga nelle sue azioni. Paradigmatico il fatto che il personaggio principale non abbia un nome ma resti celato dietro un titolo generico “Il Dottore”, quasi a rimarcare la sua inviolabilità e il suo immenso potere che non può essere scalfito neppure dal nudo dato anagrafico. Il dottore, nel discorso d’insediamento alla questura per la sezione “reati politici”, proclama all’uditorio: “Da oggi assumo la direzione dell’ufficio politico. Voi saprete tutti che io fino a ieri mi sono occupato di assassinii, e con un certo successo. Non è senza significato che abbiano destinato proprio me, in questo momento, alla direzione dell’Ufficio Politico. Ciò è stato deciso poiché tra i reati comuni e i reati politici sempre più si assottigliano le distinzioni, che tendono addirittura a scomparire. Questo scrivetevelo bene nella memoria: sotto ogni criminale può nascondersi un sovversivo; sotto ogni sovversivo può nascondersi un criminale.” Un meraviglioso monologo che porta in nuce tutte le tematiche di quest’opera legate all’esercizio del potere: potere incontrastato, potere decisionale, inviolabilità del potere, soggiacenza totale di chi non detiene il potere.

Titolo originale: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

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