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La Battaglia di Algeri è una di quelle rare gemme incastonate nel diadema del cinema italiano del magico decennio degli anni sessanta capace di riscuotere consensi unanimi di pubblico e critica non solo in Italia ma soprattutto in ambito internazionale. Opera commissionata dal governo algerino che ha scatenato non poche polemiche in Francia, con buona parte delle istituzioni francesi che l’hanno bollata di una visione troppo parziale dei fatti. Fu così che il film fu censurato e dovette attendere cinque anni prima di poter uscire nelle sale francesi, in versione rimaneggiata. Gillo Pontecorvo, grazie anche alla fervida penna di un Solinas in stato di grazia, dipinge un’Algeri eterea e brulicante, dove l’esercito francese reprime nel sangue la rivolta indipendentista del ’57. E’ proprio grazie a uno dei capi di quella rivolta, Ali La Pointe, divenuto martire in quei giorni cruenti, che tre anni dopo il popolo algerino riuscirà a coronare quell’anelito libertario. Un’opera interamente girata in un bianco e nero elegantissimo, con epiche scene di guerriglia urbana, con una colonna sonora strepitosa firmata da Ennio Morricone. Pontecorvo tratteggia uno spietato affresco dei barbari metodi francesi di occupazione e di sottomissione di una popolazione stremata dalla guerra eppure fiera nel suo anelito indipendentista. La narrazione tuttavia non assume mai toni partigiani ma si eleva a disincantato resoconto, nuda cronaca dei fatti. Ed è proprio da questo compassato distacco che si eleva potente il messaggio antibellico che quest’opera porta in nuce.

Titolo originale: La Battaglia di Algeri

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