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Un Fellini iconografico dipinge un affresco della vita alto-borghese nella Roma degli anni 60. Si narrano le vicende di un giornalista di gossip, Marcello Rubini, che si aggira nella vita notturna del jet set romano. Il personaggio di Marcello contiene una duplice chiave di lettura: da un lato il viveur affascinante a suo agio in ogni ambiente, crogiolato nel gossip e nella grande famiglia delle creature notturne, dall’altro l’uomo meschino, con una fidanzata trascurata sull’orlo del suicidio, uomo inetto e ignavo che si lascia trasportare dagli eventi senza opporre la minima resistenza. Le sue peregrinazioni nella notte romana lo porteranno a passare in rassegna una galleria di personaggi di vario tipo: nobili decaduti, stelline del cinema affamate di successo, vecchi playboy in disarmo, bellezze promiscue ed ambigue. Tra queste grottesche marionette della notte incontrerà una bellissima donna che lo trascinerà in una girandola di avvenimenti a cui non può opporsi. Tante scene entrate a far parte del bagaglio iconografico di ogni appassionato di cinema: la scena d’apertura con il Cristo trasportato dall’elicottero, Anita Ekberg che urla al suo Marcello: “Marcello come here!” mentre l’acqua della Fontana di Trevi le bagna il viso. Con questo film, è stato detto da più parti, muore definitivamente il neorealismo in Italia e nasce un Cinema che accarezza il sogno, la malinconia, il languido ricordo celebrando la realtà attraverso i suoi canoni più suggestivi. Particolare menzione alla strepitosa prova di un grande Mastroianni che ci manca ogni giorno di più, esattamente come il lucido genio di Federico Fellini.

Titolo originale: La Dolce Vita

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