
La Sposa Turca
Un film decisamente intrigante questo di Fatih Akin, che ci trasporta in una dimensione in cui la coesione famigliare è garantita da un codice di norme culturali e religiose non scritto, ma tremendamente efficace nel compattare una minoranza insediata in un paese totalmente avulso dai propri usi e costumi. La storia è appunto ambientata nella comunità turca in Germania, ed è il racconto di un giovane, Cahit, che dopo varie avversità tenta il suicidio. Superata questa fase il ragazzo incontrerà l’emancipata Sibel, una combattiva ragazza decisa ad affrancarsi dall’autorità maschilista e patriarcale degli uomini della sua famiglia. Per farlo organizzerà un matrimonio di convenienza con Cahit, certificato da un patto segreto tra i due contraenti, ma il giovane ben presto si innamorerà realmente della sposa a tal punto da rischiare di rovinare l’accordo. Splendido l’uso della cinepresa con la chiara intenzione di documentare le travagliate fasi dell’intreccio emotivo e di seguirne l’evoluzione mediante una tecnica di ripresa raffinata che si basa soprattutto sulla rifrazione cromatica, sulla grana e sui primi piani ossessivi dei protagonisti. Affascinante la colonna sonora con brani originali che spaziano dai Sister of Mercy ai Depeche Mode alle musiche popolari turche. Una scena che amiamo in particolar modo è quella in cui Sibel prepara i peperoni ripieni con carne aromatica seguendo un’antica ricetta della nonna, il regista indugia nei particolari della preparazione della farcitura, del riempimento dei peperoni, della salsa colata calda, mentre Sibel danza intorno ai fornelli come un elfo guizzante, nel frattempo un tripudio di colori e di sapori ci invade improvvisamente il palato, mentre l’eterea Sibel ammicca maliziosamente e finisce di preparare la cena.
Titolo originale: Gegen die Wand

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.