L’anno scorso a Marienbad
Un film terribilmente atipico, questo di Resnais, dove lo spazio e il tempo non sono più costanti inamovibili ma si dissolvono all’interno della vicenda creando uno stato di sospensione, d’incerta attesa. Sceneggiato di Alain Robbe-Grillet narra la storia di un uomo e di una donna che s’incontrano in una meravigliosa villa piena di altri ospiti che si muovono entropicamente all’interno dei vasti saloni. L’uomo è convinto di conoscere la donna, di averla già incontrata l’anno prima, la donna non conosce l’uomo nè nessun altro. I due s’inseguono per i corridoi silenziosi della casa, tra propilei, giardini e saloni di gala. Su tutta la narrazione aleggia una sorta di disgregazione temporale, come se non ci fosse alcun punto di riferimento a cui aggrapparsi. Lo spettatore è sconcertato, si protende verso le due figure come unica via per dirimere la nebbiosa realtà. Non è importante che i due si conoscano, nè se la loro storia d’amore sarà coronata da un lieto fine: Resnais si preoccupa di raffigurare chi perde la propria identità senza averne coscienza. Ogni persona coinvolta in questa storia non ha nome nè importa che lo abbia. La società stessa è costituita di non-identità senza tempo, uomini incasellati in luoghi senza passato, senza presente senza futuro. L’atemporalità e la non-identità sono le chiavi di lettura di questa storia che permane a lungo nella memoria, lasciando dietro di sé lacerti d’inquietudine e domande senza risposta.
Titolo originale: L’année dernière à Marienbad