
L’Atalante
Un’opera fondamentale nella storia del cinema, concepita e plasmata da un giovanissimo regista (Jean Vigo la girò a soli 29 anni), scomparso subito dopo le riprese. Ma L’Atalante è molto di più che un semplice manifesto surrealista di maniera: è un primo tentativo di entrare nell’universo psicologico di un personaggio complesso e restituirne i prismatici rimandi attraverso una cinepresa. La storia è quella di Juliette, una donna raffinata e volitiva, che si innamora e sposa un comandante di una chiatta, Jean, e va a vivere con lui sulla barca. A causa della monotonia della vita di bordo la donna si stacca progressivamente dall’uomo fino a tornare alla vita barocca di Parigi. Quando ritroverà l’uomo capirà di non essersi mai separata da lui. Un’opera complessa e affascinante, resa celebre dalla sigla di Fuori Orario di Ghezzi e Giusti, dove viene riproposta la sequenza subacquea in cui Juliette si tuffa. Splendida la fotografia, velata da una screziatura di surrealismo e sempre con una sospensione metafisica al culmine dell’inquadratura. Un’affettuosa menzione, infine, per la divina Ditta Parlo, una donna che fu il vero e unico archetipo della maliarda inarrivabile.
Titolo originale: L’Atalante

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.
non è anni dopo che si incontrano di nuovo i due sposi.....forse giorni massimo una settimana a giudicare dalla barba che il marito si affretta a tagliare quando Padre Jules la riporta sulla chiatta.