L’Atalante
Un’opera fondamentale nella storia del cinema, concepita e plasmata da un giovanissimo regista (Jean Vigo la girò a soli 29 anni), scomparso subito dopo le riprese. Ma L’Atalante è molto di più che un semplice manifesto surrealista di maniera: è un primo tentativo di entrare nell’universo psicologico di un personaggio complesso e restituirne i prismatici rimandi attraverso una cinepresa. La storia è quella di Juliette, una donna raffinata e volitiva, che si innamora e sposa un comandante di una chiatta, Jean, e va a vivere con lui sulla barca. A causa della monotonia della vita di bordo la donna si stacca progressivamente dall’uomo fino a tornare alla vita barocca di Parigi. Quando ritroverà l’uomo capirà di non essersi mai separata da lui. Un’opera complessa e affascinante, resa celebre dalla sigla di Fuori Orario di Ghezzi e Giusti, dove viene riproposta la sequenza subacquea in cui Juliette si tuffa. Splendida la fotografia, velata da una screziatura di surrealismo e sempre con una sospensione metafisica al culmine dell’inquadratura. Un’affettuosa menzione, infine, per la divina Ditta Parlo, una donna che fu il vero e unico archetipo della maliarda inarrivabile.
Titolo originale: L’Atalante
non è anni dopo che si incontrano di nuovo i due sposi.....forse giorni massimo una settimana a giudicare dalla barba che il marito si affretta a tagliare quando Padre Jules la riporta sulla chiatta.