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Un Visconti levigato e ipnotico dirige questo affresco rarefatto tratteggiandolo come un lungo sogno. Mastroianni incontra una donna in lacrime e ne diviene il cavalier servente per 3 notti consecutive, conducendo la donna nella notte e ammirandone l’algida bellezza. L’ultima notte inizia a nevicare. Visconti intrappola i suoi personaggi (tre eccellenti prove attoriali: Mastroianni, Marais e Schell) all’interno di un microcosmo costituito da canali, ponti e calli, un contesto claustrofobico in cui ci si dibatte come in una prigione impalpabile. Il film è una serie di brevi passeggiate, inseguimenti, tentativi di fuga, sempre frustrati, sempre a somma zero. Girato con taglio neorealista il film offre ai suoi personaggi un solo strano momento di fuga dalle loro ossessioni notturne – una sovversiva scena in una sala da ballo che intorbida l’atmosfera fino a renderla languida, sensuale. Poi la neve scende, e con essa una disperazione fredda sulle illusioni umane. Un film che scompone anatomicamente l’elemento “amore” operando una minuziosa trasposizione del flusso di coscienza che consegue da esso. Un’opera sensuale e angosciante che rimane a lungo nella memoria.

Titolo originale: Le Notti Bianche

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