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Opera inquieta e preziosa questa di Federico Fellini, la sesta dall’inizio della sua luminosa carriera di cineasta. Un film incentrato su un personaggio di estrazione popolare, una prostituta romana di periferia, che faticosamente strappa alla vita e alla sua durezza, un sudato risparmio che affida ad un giovane impiegato. Il ragazzo però la deruberà di tutti i suoi soldi e la lascerà in fin di vita dopo un’aggressione. La piccola Cabiria dovrà rimettersi in viaggio incontrando improbabili personaggi: una diva di Cinecittà in decadenza che la prenderà sotto la sua ala, un buffo ipnotizzatore che le regalerà squarci del futuro e folgorazioni sul presente. Un’opera magistrale dove un neorealismo di facciata fa da contraltare ad un innovativo e minuzioso profilo psicologico di ciascun personaggio, per mezzo di dialoghi e riprese quasi feroci nel loro realismo. In filigrana il sorriso sardonico di Fellini semina lampi d’ironia che gratificano il palato. La vita di strada è di fatto l’unica cosa moralmente non deprecabile in questo film, l’unico sprazzo di pseudo-santità, di virtù senza ombra di ipocrisia.

Titolo originale: Le Notti di Cabiria

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