
Le Vite degli Altri
Das Leben der Anderen è il tentativo da parte di un regista tedesco (nato a Colonia e formatosi a New York) di far percepire il reale significato di una vita vissuta sotto l’egida del regime socialista nella Germania Orientale degli anni settanta. Un punto di vista occidentale su come il Regime della DDR abbia influito sulle libertà dei propri cittadini. Il risultato è un film indubbiamente brillante, ennesima testimonianza dello stato di buona salute del cinema tedesco in questi ultimi tempi. Un’opera dai toni sobri incentrata su una storia ambientata nella DDR poco prima della caduta del Muro, scritta e diretta da un giovane e promettente regista, Florian Henckel von Donnersmarck, immediatamente cooptato da Hollywood dopo il successo di questo film.
Il capitano della Stasi Gerd Wiesler è un uomo integerrimo, fervido sostenitore della linea comunista e leale servitore dello Stato socialista. L’ufficiale è a capo dei servizi di intercettazione quando gli giunge la richiesta di sorvegliare un drammaturgo e la sua compagna. Entrando da spia nella vita della coppia scoprirà che i suoi dogmi sono nient’altro che un effimero castello di carte. Progressivamente non potrà fare a meno di sposare i fervidi ideali del drammaturgo, realmente innamorato della sua patria e sofferente a vederla schiacciata dal giogo oppressivo della dittatura comunista. Al contempo Wiesler si renderà conto che l’operazione di spionaggio non è altro che uno squallido mezzo del suo superiore per eliminare dalla scena il drammaturgo e poter così arrivare a sua moglie, della quale l’uomo è innamorato.
L’opera possiede una duplice valenza: un’indagine ermeneutica sulla parola ascoltata, un voyeurismo per così dire dialettico, e al contempo una sprezzante analisi critica nei confronti di un apparato militare che faceva dello spionaggio e dell’annullamento delle coscienze un deterrente orwelliano per soggiogare la massa. Il lato speculativo dell’opera è forse il più affascinante: quando Wiesler è rintanato nello scantinato, di fronte alla casa che sta spiando, e rimane per ore in ascolto, immobile e silente, appare come l’archetipo dell’Uomo nell’Ombra, l’invisibile orecchio che percepisce ogni suono. In sostanza la materializzazione della paranoia che colpisce ognuno di noi quando abbiamo l’impressione che qualcuno, o qualcosa, sia in ascolto delle nostre parole. Tanti i rimandi cinematografici alla Conversazione di Coppola, dove questo tema della parola captata è ugualmente cornice di un’analisi cinica e amara sul logos condiviso, sulla latente paranoia di ogni essere senziente di vedere trafugati i propri più intimi segreti.
Titolo originale: Das Leben der Anderen
Buon film ma non eccessivo...non credo proprio di considerarlo come uno dei film europei più belli degli ultimi anni! Preferisco molto di più La sala professoti!!
Mi è davvero piaciuto: esaustivo e completo, fornisce una triste foto di ciò che era la Germania prima della caduta del muro di Berlino
e' il secondo film sul muro di Berlino. Ricordo anche Good Bye Lenin. Ma i due film sono diversi. Quest'ultimo è tragicomico ed esprime l'amara ironìa di chi credeva nel sistema. Al riguardo ripenso a Bertold Brecht.. Le vite degli altri, invece, demolisce il sistema comunista e non gli concede nessuna attenuante poiché mostra come, in quel sistema, i gerarchi potevano permettersi perfino il lusso di ordire una repressione in cui, oltre alle finalità politiche, si nascondevano appetiti sessuali personali.
Io tutto questo gran film che sento in giro non ce lo vedo. Per me è sopravvalutato.
Emozioni e Sentimenti. Grande capolavoro Mitico.
Uno dei più grandi film europei degli ultimi 20 anni.