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Un’opera straordinariamente decadente, affascinante nella sua ossessiva ricerca di un profilo femminile in ogni sua più sottile sfaccettatura psicologica. Max Ophüls si dimostra cineasta di grandissima caratura, ricavando da un grande romanzo di Zweig un prototipo di donna vinta dal suo stesso amore. La storia inizia con un pianista che nella Vienna di inizio 900 riceve una lettera da una donna sconosciuta. Attraverso la lettura della lettera si rivive in flashback l’amore che questa donna, nell’ombra, ha nutrito per l’uomo. Una passione morbosa che ha caratterizzato la vita della donna: da vicina di casa a donna matura che non esita a lasciare marito e figli per il pianista. Finita la lettura il pianista dovrà recarsi ad un duello, sfidato proprio dal marito della donna. Un film di straordinaria modernità grazie ad un fine lavoro psicologico teso a decifrare passioni tenebrose e a farle trasparire in filigrana, grazie ad un senso del tempo scenico rivoluzionario con uso sapiente del flashback in una scansione cronologica mai affaticante ma del tutto funzionale alla narrazione. Un’opera memorabile che aprì nuove e feconde prospettive.

Titolo originale: Letter from an Unknown Woman

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