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Un incubo rattrappito in quattro anguste pareti che divengono veicolo di allucinazioni lisergiche e sottile confine che separa dall’orrore sussurrato. Polanski continua a battere la pista del “terrore domestico” di Rosemary’s Baby e Repulsion con questo splendido Le Locataire, opera concettuale in cui la casa diviene trappola mentale che ghermisce la sua preda separandola fatalmente dal contesto sociale. Trelkowski è un impiegatucolo che prende casa a Parigi per motivi di lavoro. L’uomo scopre che la precedente inquilina dell’appartamento si era suicidata gettandosi dalla finestra. Inizierà una liturgia di scoperte e ritrovamenti che riaffiorano nella casa come turpi vestigia di un passato che gradualmente lo afferra e lo trascina in un vortice di follia. Tutto l’impianto narrativo e visivo diviene funzionale alla paranoia del protagonista mentre il senso opprimente di claustrofobia assume proporzioni intollerabili. Memorabile la scena in cui va a far visita alla ragazza che aveva tentato il suicidio trovandola ricoperta dalle bende. All’arrivo di un’amica comune l’inferma emette un lungo grido di terrore che Polanski esalta con un primo piano in zoomata con particolare della bocca spalancata e stretta tra le bende. Se in Rosemary’s Baby il terrore era di origine demoniaca, qui scava in un terreno molto più ordinario, fatto di routine, di grigiore quotidiano, di bassezze morali. Ed è tremendamente più inquietante. Un’opera di capitale importanza per addentrasi nella poetica del regista polacco e carpirne gli embrioni di mutamento estetico.

Titolo originale: Le locataire

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  1. massimiliano 11 Aprile 2021

    bellissimo

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