Lost in Translation
I cromosomi non mentono mai e Sofia Coppola dimostra di aver geneticamente attinto la parte giusta di celluloide da papà Francis. La giovane regista confeziona un film delicato e profondo con il prezioso sostegno di un grande Bill Murray, artefice di una notevole prova interpretativa. Un’opera curiosa per certi versi, che trae vitalità dallo scarto dialogico negativo che deriva da due culture che non riescono a comunicare. Un crollo semantico che conduce ad una sorta di alienazione degli uomini, un limbo che tiene sospesi pensieri ed azioni in una sorte di rete di incomunicabilità. Ed è proprio in questo miserevole stato psicologico che i due protagonisti si trovano e si amano per ciò che sono: una preziosa ancora di salvezza nel bel mezzo di un oceano estraneo ed ostile. Il loro diviene istantaneamente un soffice microcosmo intessuto di complicità e ironia dove ognuno trae dall’altro un nutrimento fonetico, oltre che intellettuale.
Una star sul viale del tramonto e una ragazzina appena sposata si trovano in un albergo di Tokyo e intrecciano un’amicizia che li porterà a scoprire molte cose che ignoravano su se stessi e sul modo di percepire una realtà spesso aliena e offuscata dai malintesi e dall’incomunicabilità. Bob e Charlotte sono due spiriti affini che si scoprono andando di rimando alla scoperta dell’ambiente circostante come un milieu dove possono intrecciare parole ed emozioni. Un delicato equilibrio in cui si traccia con pudore un nuovo tentativo euristico di approccio a tutto ciò che sta al di fuori dell’umano, all’esperienza come principio di formazione umana primario. Preziosa e incantevole la storia d’amore sotterranea tra i due protagonisti con un amore sussurrato tra sguardi in tralice e battiti di ciglia. Un film raffinato, sottile e con un’impalcatura speculativa celata dietro gli ammiccamenti di un malizioso e garbato Bill Murray che si conferma un gigante del set.
Titolo originale: Lost in Translation
Inutile far finta, dove c'è la Johansson difficilmente il film è brutto perché lei è splendida. Il film è gassoso o delicato? Ancora non lo so. Ma mi commuove.