
L’Uomo senza Passato
Aki Kaurismäki, regista finlandese di notevole talento, scrive e dirige una storia sull’identità umana. Cosa accadrebbe se ad un uomo venisse cancellato con un repentino colpo di spugna il proprio passato inserendolo in un nuovo contesto sociale? In questo film il regista affronta il nodo gordiano della memoria e dell’identità e lo fa con una storia di grande spessore narrativo. Un uomo viene aggredito alla stazione di Helsinki, dov’è appena arrivato. Viene derubato e picchiato ferocemente, tanto che in ospedale viene dato per morto. L’uomo fuggirà dall’ospedale senza più alcuna memoria né di sé né del suo passato. Vagherà senza meta fino all’incontro con una donna che gli ridarà una vita e una dimensione affettiva. L’uomo sembra adattarsi con naturalezza al nuovo contesto dove allaccia gradualmente rapporti sociali e affettivi. Si tratta quasi di un esperimento sociologico: l’uomo senza nome viene riempito di nozioni, affetti e vissuto come un vaso vuoto. Kaurismäki nel frattempo segue con algida scientificità il suo esperimento. Un’opera affascinante dove la ricerca del proprio passato coincide con l’alienazione della metropoli, con la dispersione degli affetti e con la mancanza di ogni punto di riferimento.
Titolo originale: Mies vailla menneisyyttä
Regista unico, che guarda alla tradizione, guarda al cinema muto, al cinema espressionista, a Lang, a Kurosawa, a Chaplin, e poi fa come gli pare. Sempre così pieno di stile, di umanità, così grafico, poetico. Un vero autore che detesta il realismo come unico metro di misura mi pare.
un film veramente unico. Questo modo di raccontare le storie con poche parole e senza giggionerie americane mi tocca profondamente. In un epoca che non si fa altro che parlare il silenzio squarcia la realtà