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Paul Thomas Anderson al suo terzo film (dopo Sydney e il bellissimo Boogie Nights) appare come un professionista di consumato mestiere. In Magnolia mette in scena una monumentale vicenda composta da numerose sottotracce più o meno collegate tra loro secondo il modello che avevamo già visto e apprezzato in America Oggi di Altman. Ma mentre Altman realizza la sua scansione narrativa plasmandola sui racconti di Carver, Anderson compie la medesima operazione partendo dal nulla, ideando e sceneggiando una storia partizionata in molteplici subdirectories, come un prisma rifratto in molteplici raggi che si intrecciano dando corpo ad una vicenda che appare integra nella sua molteplicità, un unico granitico corpo narrativo nobilitato da grandi prove attoriali quali quelle di Tom Cruise, di Julianne Moore e di Philip Seymour Hoffman, qui in una delle sue prime apparizioni.

Magnolia è dunque un’opera costellata da una galleria di personaggi collegati l’uno con l’altro. Frank T.J. Mackey è un telepredicatore che insegna agli uomini a scrollarsi di dosso il complesso d’inferiorità nei confronti della donna e ad esercitare il proprio innato carisma per conquistarla. Dietro la facciata del machismo c’è una una vicenda famigliare dolorosa con il padre che ha ripudiato il figlio e se n’è andato di casa abbandonandolo. Ora che Frank è stato contattato dall’infermiere del padre morente per un ultimo commiato si trova a dover affrontare i demoni del suo passato. La matrigna di Frank e attuale compagna del padre è devastata dal senso di colpa per aver tradito il marito, vive una profonda depressione e scopre di amare il marito solo quando questi è sul letto di morte. Donnie Smith è un ex bambino prodigio di una trasmissione di successo “What do Kids Know?”, e dopo aver vinto un’ingente somma di denaro è finito nell’oblio. E’ tormentato dalla solitudine e dal senso di sconfitta e per far colpo su un barista è sul punto di affrontare un’operazione ai denti. Stanley Spector è un ragazzino oppresso da un padre che lo obbliga a partecipare a “What do Kids Know?” per denaro, si sente irrimediabilmente triste e solo: è un piccolo Donnie ante litteram. Earl Partridge è un vecchio leone della TV, presentatore di What do Kids Know e padre di Frank, malato terminale di cancro scoprirà sul letto di morte di amare Frank, il figlio abbandonato, e la sua prima moglie concludendo amaramente di aver sprecato la sua vita facendo del male alle persone che più amava. Jim Kurring poliziotto divorziato divorato dalla solitudine e da un senso del dovere macroscopico incontra Claudia, una tossicodipendente che cercherà di aiutare per trovare una propria redenzione.

Questo concerto di personaggi viene interconnesso attraverso tre registri: la sofferenza che è un fattore comune, la conoscenza diretta o indiretta attraverso le vicende passate o presenti, un’incredibile pioggia di rane che entra nella storia di ciascuno di loro e ne segna lo sviluppo. Magnolia dunque è un nastro di Moebius, la narrazione è un loop del dolore dove i personaggi si trovano a dover condividere le proprie sofferenze con persone che a questo male sono collegate. Diverse le scene da rimarcare: forse la sequenza che raggiunge la più alta vetta emotiva è il drammatico monologo di Frank sul letto di morte del padre, dove Frank gli rinfaccia con rabbia repressa tutte le sue mancanze per poi abbandonarsi ad un pianto catartico e al perdono.

Titolo originale: Magnolia

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  1. massimiliano 11 Aprile 2021

    Non so se lo ha già fatto, o se lo farà, ma questo regista è l'unico adatto a fare film tratti da romanzi da Pynchon, come l'arcobaleno della gravità, o V. ma nemmeno un film, dei grandi cicli di film su questo autore. Sarebbe l'unico in grado di farlo.

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