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Lubitsch, artista dotato di un prezioso e ineffabile “tocco di leggerezza” alla cinepresa, girò questo film con la consapevolezza di dover restituire su pellicola le raffinate emozioni che la piéce teatrale di Laszlo (The Honest Finder) aveva suscitato in lui e in tutti gli spettatori che avevano seguito la commedia. Indubbiamente non solo vi riuscì ma creò quella che per molti è l’archetipo della commedia raffinata e brillante: un concentrato di impalpabile parodia e di tenera ironia incastonati in una storia irresistibile. Il soggetto è quella di una coppia di ladri che si spaccia per nobili allo scopo di derubare una ricca signora parigina. I problemi cominceranno ad insorgere quando uno dei ladri, dopo tante millanterie, si innamorerà della sua vittima: una sarabanda di gag e imprevisti si scatenerà conducendo lo spettatore in un terreno dove le emozioni sono finemente filtrate da una cortina dialettica serrata e zeppa di doppi sensi e calembour. Menzione d’onore per la divina Miriam Hopkins, qui chiamata ad un sottile gioco satirico che seppe incarnare alla perfezione. Lo scarto semantico tra impalcatura narrativa e deviazioni umorali dei protagonisti genera una sorta di stato di sospensione da cui scaturisce, irrefrenabile, un loop d’ilarità che imbriglia lo spettatore. Un grande film per riscoprire il gusto raffinato di una comicità che si è evidentemente perso nel corso della storia del cinema.

Titolo originale: Trouble in Paradise

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  1. Domenico Vitarelli 28 Novembre 2020

    La cosa che mi ha colpito di più di questa pellicola è la straordinaria eleganza e raffinatezza della sceneggiatura; le allusioni sono talmente sottili e il ritmo talmente rapido che se non si presta attenzione si rischia di perdere i momenti più interessanti. Ricercate e mai volgari le pregevoli interpretazioni dei due protagonisti: l'innamorata e deliziosa Kay Francis ed il cinico ladro gentiluomo Herbert Marshall. Degna di nota la scena in cui i due amanti si riflettono sugli specchi della camera e le loro ombre proiettano sul letto, benché il film sia ricco di sequenze esilaranti e satiriche altrettanto interessanti. Una pietra miliare della "Screwball Comedy" da riscoprire. Il "Tocco di Lubitsch" è sempre una garanzia.

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