
Memento
Un’opera che gioca sul registro della memoria e sulle implicazioni che i nostri ricordi hanno nel processo cognitivo della realtà. La mente è l’elemento di interconnessione tra il processo euristico della realtà e l’esperienza, Jonathan Nolan (il fratello del regista Christopher) costruisce una storia intorno a questo trait d’union spezzato, partendo da una semplice domanda: cosa succederebbe se un uomo non potesse più disporre della propria memoria a breve termine e la sua memoria si resettasse ogni quindici minuti? Christopher Nolan plasma la sua risposta in forma cinematografica adattando narrazione e montaggio e facendo vivere allo spettatore lo stesso senso di straziante spaesamento che vive Leonard Shelby, il protagonista. La storia, così come la memoria di Leonard, ha uno svolgimento non lineare con l’alternarsi di spezzoni di quindici minuti senza consequenzialità cronologica.
Leonard è un ex investigatore di una compagnia di assicurazione a cui è stata assassinata la moglie. L’assassino è anche colui che colpendolo alla testa ha causato l’insorgere di amnesia anterograda, ovvero la perdita di memoria a breve termine. Per ricordarsi Leonard scrive dovunque: su post-it, su foglietti e sul proprio corpo per mezzo di tatuaggi. La storia inizia dall’uccisione da parte di Leonard di Teddy, un suo sedicente amico, e tutta l’opera è incentrata su come Leonard sia arrivato alla conclusione che Teddy è l’assassino che stava cercando.
Un anello di Moebius affascinante, un loop di flashback che stravolge la scansione cronologica procedendo al contrario e dando un senso ad avvenimenti già avvenuti. Si prova un senso di rabbia e impotenza nel guardare questo film, ed è esattamente il tipo di reazione che vuol farci provare Nolan affinchè l’identificazione con il suo Leonard sia completa. Un’opera dunque che ha rivelato al mondo il talento di Christopher Nolan e che è istantaneamente diventata un piccolo grande cult. Una storia assolutamente dirompente, con una regia attenta a contrarre il tempo capovolto e a fissarlo in un affresco componibile come un puzzle in divenire. La realtà esiste solo in quanto rappresentazione mentale dentro ciascuno di noi, anche se questa rappresentazione si formatta ogni quindici minuti. Le disperate praole di Leonard che chiudono il film sono in questo senso paradigmatiche: “Devo credere in un mondo fuori dalla mia mente, devo convincermi che le mie azioni hanno ancora un senso, anche se non riesco a ricordarle. Devo convincermi che, anche se chiudo gli occhi, il mondo continua ad esserci… Allora sono convinto o no che il mondo continua ad esserci? C’è ancora? … Sì. Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo, io non sono diverso… Allora, a che punto ero?”.
Titolo originale: Memento
No, non sono riuscita a seguirlo. Ho dovuto leggere la trama su Wikipedia per poterlo comprendere, non riusciva a catturare la mia attenzione, mi perdevo, mi sono addormentata!
Originale e nuovo. Mi era piaciuto.