
Mezzogiorno di Fuoco
Che dire di questo film che non sia già stato scritto? Probabilmente si tratta dell’opera che più di ogni altra contribuì al successo dell’epopea western con la glorificazione dell’eroe solitario che icasticamente assurge a incarnazione della purezza del sogno americano. La storia è incentrata sulla figura dello sceriffo di una placida città di provincia nel 1870. L’uomo innamoratosi di una ragazza di fede quacchera, per amore della fanciulla decide di appendere la stella al chiodo e di partire con la sua amata. Ma i suoi piani verranno stravolti dall’annuncio dell’arrivo di un pericoloso bandito e dei suoi complici con il treno di mezzogiorno. L’uomo, rimasto drammaticamente solo, si appresterà al duello per puro senso di responsabilità. Il film è una clessidra inesorabile che scandisce il tempo che separa i protagonisti dal duello finale. Girato in un bianconero da levare il fiato, fu orribilmente deturpato negli anni 80 da un colore artificiale, che suona come un paio di baffi scarabocchiati sopra una figura michelangiolesca.
Titolo originale: High Noon

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.