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Scerbanenco crea, Di Leo dispone, Moschin incarna. Si sintetizza così quest’opera in cui Noir, Thriller e Gangster Movie fondono i loro stilemi generando un archetipo che avrebbe poi identificato un genere ben definito: il poliziesco all’italiana, tanto amato in seguito da registi come Tarantino e Rodriguez. La storia è imperniata sull’omonima raccolta di racconti di Scerbanenco, precisamente sul racconto “Stazione Centrale ammazzare subito”. E’ la storia di un malavitoso, Ugo Piazza, che terminati 3 anni di carcere, viene sospettato dagli ex compagni della Banda di essersi intascato un consistente malloppo. Inizierà la sua odissea per affrancarsi dall’accusa e per trovare i veri responsabili. Celebre e precognitiva la battuta: “Se va avanti così dovranno creare l’antimafia anche a Milano”. Ottimo il montaggio che conferisce un ritmo serrato alla narrazione. In ogni fotogramma si riconosce precisa la mano del regista nel restituire le atmosfere sordide della vicenda unitamente ad un’attenzione didascalica per la cornice milanese. Menzione finale per Moschin e il suo sguardo glaciale, buono per sedurre ballerine e fermare pallottole al volo.

Titolo originale: Milano Calibro 9

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