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Siamo fatti della stessa Materia di cui sono fatti i Sogni, e nello spazio di un sogno è racchiusa la nostra breve vita. Così Shakespeare, per bocca di Prospero ne La Tempesta, consegnava al mondo una conturbante visione della realtà che poi il drammaturgo spagnolo Calderon de la Barca rielaborò in una propria poetica in cui il Sogno (la Favola) assumesse connotazione ontologica: La Vida es Sueño. De Sica, da sensibile artista del suo tempo, rielabora questa conturbante lezione secentesca dei due grandi uomini di Teatro, infondendo nel suo film un carattere onirico e al contempo saldamente neorealista, riuscendo mirabilmente a fondere i due piani semantici in un’unica affascinante opera.

E davvero ogni fibra, ogni fotogramma di questo film pare permeato di questo spirito dualistico che divide il Mondo in Sogno e Materia, sospeso tra Favola e Realtà. De Sica realizza questa operazione con una naturalezza disarmante, riuscendo, con l’aiuto in sede di sceneggiatura del grande Zavattini, a raccontare una storia che incorporasse frammenti fantastici con magico disincanto, quasi che veder librarsi i due protagonisti su una scopa sospesi su una Milano di Pietra e Carne, fosse il naturale epilogo della vicenda.

Totò nasce sotto un cavolo e viene adottato da un’adorabile vecchietta che ben presto lo lascerà, gettandolo di fatto in pasto al Mondo e ai suoi feroci meccanismi. Ma il disincanto, la tenerezza e la spontaneità del ragazzo lo accompagnano in ogni momento della sua vita e ben presto, superata la fase dell’infanzia, correrà libero per le strade di Milano, senza più il peso di tutori legali. Troverà accoglienza presso un villaggio di disperati ai margini della Ferrovia e comincerà in questa città la sua opera di ricostruzione. Ben presto la Città dei Reietti viene insidiata da un ricco e losco figuro che intravede nella zona la possibilità di ricavare Petrolio. Inizia così una comica e al contempo tragica battaglia tra gli sgherri del Riccastro e l’esercito degli Ultimi, guidato da Totò. Proprio quando ogni cosa sembra precipitare l’intervento della Madrina del ragazzo risulterà determinante. Totò infatti riceve in dono dallo Spirito della donna, una Colomba magica che esaudisce ogni desiderio. Un alone di magia squarcerà le plumbee vesti del degrado donando a Totò e al suo piccolo esercito una via di vittoria e redenzione.

Un’opera fondamentale nel Cinema Italiano che introduce un nuovo, rivoluzionario linguaggio. De Sica non rifiuta la lezione del Neorealismo ma la arricchisce, la completa, la scuote con la semplice forza della Fantasia. Una grande rivoluzione che non avrebbe tardato di dare i suoi frutti.

Titolo Originale: Miracolo a Milano

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