Non è un Paese per Vecchi
Una calda voce consumata dal tempo introduce lo spettatore al film: è un vecchio sceriffo di provincia che parla, le sue parole sono innervate ai luoghi dove ha sempre vissuto, hanno il sapore della polvere e delle distanze sconfinate. Un uomo che ha sempre lottato per preservare il luogo dal quale proviene, posti del profondo Sud dell’America dimenticati di Dio e dagli uomini. Il suo monologo è malinconico e guarda con nostalgia ai tempi in cui gli sceriffi non dovevano portare la pistola per svolgere il loro lavoro. Poi con amarezza ripensa ad un giovane che ha fatto condannare alla sedia elettrica, colpevole di aver ucciso una ragazzina. Lo sceriffo Bell conclude amaramente le sue considerazioni con una dichiarazione di sconfitta: ” Con la criminalità di oggi è difficile capirci qualcosa, non è che mi faccia paura l’ho sempre saputo che uno deve essere disposto a morire se vuole fare questo lavoro ma non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo… di uscire e andare incontro a qualcosa che non capisco. Significherebbe mettere a rischio la propria anima, dire OK, faccio parte di questo mondo.” E’ una bruciante dichiarazione di resa, di non sintonia con un mondo che ormai travolge ogni significato stritolando gli uomini che ne rimangono ai margini. E’ questo il cocente incipit del nuovo fulminante film dei Coen, divenuti ormai registi di culto e venerati come grandi maestri della macchina da presa e delle emozioni umane trasposte su pellicola.
La storia è quella di un bottino trovato per caso, sullo scenario di un regolamento di conti tra bande, dopo un tentativo di vendita di una partita di droga. A trovare i soldi è un balordo locale che difende fino alla morte il suo tesoro da un apocalittico killer inviato sulle tracce del bottino da parte del cartello che lo ha perso, essere di ghiaccio che non conosce pietà nè emozioni. Sulle tracce dell’uomo anche lo sceriffo Bell, cinico e disilluso funzionario, che si pone come obiettivo quello non già di catturare ma di salvare l’uomo che ha fatto la sciocchezza di appropriarsi dei soldi del narcotraffico. Menzione speciale per l’interpretazione di Javier Bardem nel ruolo del killer, davvero una prova di grande maestria attoriale. Memorabile a questo proposito la scena del killer con un anziano esercente di un bazar che si gioca inconsapevolmente la vita con un tiro a testa e croce. Il dialogo tra i due è qualcosa di molto vicino ad un canovaccio in bilico tra teatro dell’assurdo ed un fulminante scambio di battute in un film noir degli anni cinquanta: “- Qual è la cosa più grossa che hai perso a testa o croce? – Scusi? – La cosa più grossa che hai perso a testa o croce. – Non lo so… non saprei dire… – Scegli.- Scelgo? – Sì. – Per cosa? – Scegli e basta. – Beh dovrei almeno sapere che cosa c’è in ballo… – Devi scegliere tu. Non posso scegliere io per te, non sarebbe onesto. – Ma … non mi sono giocato niente. – Sì, invece. Te lo stai giocando da quando sei nato, solo che non lo sapevi. Sai che data c’è su questa moneta? 1958. Ha viaggiato ventidue anni prima di arrivare qui. E adesso è qui, ed è o testa o croce. E devi dirlo tu, scegli.”
Titolo originale: No Country for Old Men
Gran film e grande romanzo. Le immagini di questo film sono tutte ispirate alla fotografia di Stephen Shore.